Paolo Cucchiari
Segretario Cgil Azienda Regione Umbria
Non passa ormai giorno senza che aprendo i giornali si legga di fatturati e produzioni in calo, aziende in crisi, lavoratori che rischiano di restare o, purtroppo restano, senza lavoro. Il mercato del lavoro, sia privato che pubblico si regge ormai soltanto sui più fantasiosi tipi di contratti precari che non assicurano un minimo di garanzie e tutele per chi è costretto a subirli.
Non passa giorno che non si abbia notizia di vessazioni ed umiliazioni cui sono sottoposti i lavoratori dipendenti. Da ultima la notizia che agli oltre 700 lavoratori della Magneti Marelli di Sulmona occorre un permesso scritto su carta intestata anche per andare in bagno. Se sotto il permesso non c’è la firma del capo officina è vietato assentarsi! Un’iniziativa che palesemente non rispetta la dignità della persona.
Ogni giorno quando leggo di queste cose, penso a me, dipendente pubblico che, per mia fortuna, ho un datore di lavoro che, nonostante tutti i tentativi di Brunetta di togliermi diritti minimali - come quello alla malattia quando sto male! -, non può non farsi carico del rispetto del lavoratore e della qualità dell’ambiente del lavoro; non mi ha mai fatto mancare lo stipendio a fine mese e non posso fare a meno di sentirmi solidale con tutti quei lavoratori dipendenti privati che ormai quotidianamente sono sottoposti a umiliazioni, vessazioni, soprusi di ogni tipo e quotidianamente devono lottare per mantenere un posto di lavoro che garantisca dignità a loro e sicurezza alle loro famiglie.
Tra questi un pensiero di vicinanza e solidarietà particolare va agli operai della Perugina che proprio oggi hanno scioperato per difendere i propri diritti.
Questa premessa per arrivare a parlare della vicenda di una dipendente della provincia di Perugia che è stata sospesa per 2 mesi perché invece di stare al suo posto di lavoro, usciva di soppiatto per andare in piscina o a fare la spesa! La notizia mi ha suscitato rabbia e dispiacere perché ancora una volta si metterà nel tritacarne mediatico il lavoratore pubblico parassita e nulla facente.
Ogni giorno io, come milioni di altri lavoratori dipendenti pubblici, mi reco al lavoro cercando di svolgere con competenza e consapevolezza i compiti per cui vengo pagato. Certo, non lavoro ad una catena di montaggio e perciò il mio lavoro ha ritmi diversi e spesso più umani di altri.
Ogni giorno però noi dipendenti pubblici ci facciamo carico di erogare contributi pubblici ad imprese private, di tutelare la salute e garantire la sicurezza dei nostri concittadini, di assicurare l’istruzione ai nostri figli e via dicendo. Insomma, ogni giorno, consapevoli del nostro ruolo, ci facciamo carico di far marciare la macchina dello Stato. E se questa macchina spesso viaggia a velocità ridotta o perde pezzi, non può essere colpa del singolo lavoratore pubblico, ma di chi questa macchina è tenuto ad organizzarla o gestirla.
Non riesco a capacitarmi che in una fase come questa, con gli occhi dell’opinione pubblica fissi sui lavoratori pubblici “privilegiati, ipergarantiti e … fannulloni” un dipendete pubblico abbia potuto pensare di fare il proprio porco comodo senza timore delle conseguenze dei propri atti.
Voglio che su questa vicenda si vada rapidamente fino in fondo. Vengano accertate tutte le responsabilità, a tutti i livelli, e chi deve pagare paghi. Contemporaneamente, se le accuse verranno confermate, pretendo che questa signora (faccio molta fatica a considerarla “collega”) si vergogni e chieda scusa a tutti i lavoratori pubblici che ogni giorno con operosità e competenza svolgono il proprio lavoro e a tutti quei lavoratori dipendenti e precari che quotidianamente stanno pagando la grave crisi economica che investe il Paese.
Allo stesso modo voglio esprimere la mia totale solidarietà ai colleghi della Provincia che, c'è da esserne certi, nella stragrande maggioranza dei casi, ogni giorno si recano al lavoro per svolgere in tutta onestà i propri incarichi e che da ieri sono immeritatamente tornati nell'occhio del ciclone.
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