PERUGIA - Crescono le imprese di stranieri in provincia di Perugia, + 0,7% tra aprile e giugno 2019. Al 30 giugno 2019 sono 6.640 le imprese straniere registrate, il 9,3% del totale, dato leggermente inferiore rispetto a una media nazionale del 10%. Quasi una impresa su 10 è straniera. E' quanto risulta dalla fotografia scattata da Unioncamere e InfoCamere nel periodo aprile-giugno 2019, illustrata dal presidente della Camera di commercio di Perugia Giorgio Mencaroni.

Netta la prevalenza delle extracomunitarie, 71,6%, rispetto alle comunitarie, 28,4%. Nel secondo trimestre di quest'anno il tasso di crescita delle imprese straniere (+ 0,7%) supera di oltre il doppio quello registrato dall'intero stock delle imprese perugine fermo a + 0,33%.
Le imprese straniere sono in larga maggioranza ditte individuali, 5.205 pari al 78,3%.
"L'analisi delle ditte individuali per le quali è possibile associare il paese di nascita al titolare - spiega in un comunicato Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio di Perugia - mostra che le componenti più consistenti sono quelle del Marocco con 949 ditte, il 18,2% del totale. Al secondo l'Albania (715, il 13,7% del totale). Sul terzo gradino del podio la Romania con 685 ditte individuali, il 13,,1%.
Da segnalare la quarta posizione raggiunta dalla Cina: in provincia di Perugia cittadini cinesi gestiscono 356 ditte individuali, che rappresentano il 6,8% dell'intero stock di imprese straniere. Quinta la Nigeria, con 255 ditte individuali registrate e 4,8%, come la Svizzera che si attesta sulla stessa quota percentuale. Per trovare il secondo paese comunitario, dopo la Romania, occorre scendere fino alla settima posizione occupata dalla Francia, con 184 ditte, il 3,5% del totale".
"In larga misura - spiega ancora Mencaroni - gli imprenditori stranieri prediligono gli stessi settori che frequentano i colleghi perugini. Oltre duemila (2.005), quasi uno su tre (30,1%) operano nel commercio. Il 26,3% (1.751 imprenditori) lavorano nel settore delle costruzioni, l'8,9% nelle attività manifatturiere, il 7,9% nelle attività di servizi di alloggio e ristorazione e il 6,5% in agricoltura". 

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