di Loredana Fraleone, responsabile Prc area Scuola Rischia di passare in sordina o almeno senza la rilevanza dovuta la devastazione occupazionale, che si sta abbattendo sulla scuola pubblica in questi giorni. Bisogna moltiplicare per dieci ciò che è successo all'Alitalia, per avere una dimensione di quella che sarà, il prossimo anno scolastico, la perdita di posti di lavoro in un settore in cui la mole del precariato, tra personale docente ed ATA, costituisce circa un quarto degli addetti, con tutto ciò che questo rappresenta in termini di qualità dell'intero sistema. Nonostante questa entità dei tagli all'occupazione, che ha costituito uno dei punti su cui si è sviluppato il poderoso movimento dello scorso autunno, l'opinione pubblica, i media, l'insieme delle forze politiche sembrano non vedere le conseguenze sociali di questo vero e proprio tsunami. Stiamo parlando di circa 65.000 posti di lavoro in meno nell'anno scolastico 2009/2010, a fronte dell'aumento di più di diecimila alunni. Anche dal rapporto meramente numerico si capiscono le conseguenze che ne deriveranno sulla qualità dell'insegnamento. All'interno ed all'esterno del movimento abbiamo fatto quello che potevamo e dovevamo; sul piano politico generale abbiamo denunciato tutta la pesantezza dei tagli agli organici, dal punto di vista occupazionale e da quello del diritto allo studio disegnato dalla Costituzione repubblicana. Non abbiamo risparmiato critiche neanche al precedente governo su questa pratica, messa in atto da tanti governi a questa parte, per un cieco risparmio della spesa pubblica. Già nei confronti dei tagli dell'ultima finanziaria del centrosinistra, le scuole hanno cercato di mettere in atto forme di resistenza e di protesta, ma rispetto ad azioni da condurre scuola per scuola, alle quali abbiamo cercato di contribuire con un nostro vademecum, bisognerebbe finalmente prendere atto che non può essere l'autonomia disegnata a suo tempo da Luigi Berlinguer (altra cosa dalla valorizzazione degli organi collegiali), a salvare la scuola della Costituzione. La spontaneità e l'autorganizzazione, pur importantissime, non riescono da sole a fermare l'attacco messo in atto dal governo Berlusconi. I dati diversificati sulla perdita di posti di lavoro, da regione a regione, da provincia a provincia, segnalano che dove il movimento è stato più forte si riuscirà a contenere il danno, dove più debole è stata la mobilitazione o il minore potere contrattuale (praticamente tutto il sud) si scaricherà il grosso dei tagli. Il governo raggiunge così anche l'obiettivo di un federalismo già operante e la frantumazione di uno dei pochi settori della società a non averla ancora subita, con la conseguente introduzione della guerra tra poveri. Si può ancora contrastare tutto questo e come? Vi è ancora un breve, ma decisivo lasso di tempo, che tecnicamente viene definito "differenza tra organico di diritto ed organico di fatto", ossia il tempo da qui a settembre, per far incartare la stessa ministra Gelmini con la coperta troppo stretta che viene tirata da tutte le parti, ma lascia scoperto chi tira meno. L'azione diffusa e capillare è indispensabile, come si diceva però non basta. La ripresa a settembre del movimento, dalle scuole dell'infanzia all'università è indispensabile, anche la campagna elettorale può contribuire a costruirne le premesse, può essere l'occasione per svelare la natura regressiva di un governo che sta condannando l'Italia a sprofondare nel passato, indipendentemente dalla crisi economica che l'attraversa. Anche il nostro partito però deve prendere pienamente coscienza della portata di questi problemi e farne uno dei punti centrali di una campagna ormai ridottissima nei tempi, capitalizzando il grande impegno di tante/i compagne/i di anni e degli ultimi mesi. Il Parlamento europeo può essere una sponda anche per il diritto fondamentale allo studio, se avrà una presenza significativa di deputati della sinistra anticapitalista. Siamo in grado di spiegare che le politiche della destra e dei riformisti su questo, come su altre questioni, sono quasi indistinguibili? Condividi