da Tutto.info, quotidiano on line di Spoleto
Chi si aspettava di vederla trascinata dalle acque del fiume di cinese memoria, si è dovuto ricredere. Maura Coltorti, la dirigente di Prc alla sua prima esperienza alla guida di Rifondazione, alla fine è riuscita nell'impresa di dare nuovo impulso al Partito. Alla faccia di qualche dirigente maschilis-maoista che ben poca fiducia riponeva nella segretaria. L'attendevano dapprima al varco della raccolta delle firme per la presentazione della lista, poi in quella della composizione della squadra. Con i suoi più stretti collaboratori ha centrato entrambi gli obiettivi, mettendosi in luce anche con le più esperte guardie del piddì.
Segretaria Coltorti, è stato difficile raccoglier le firme e preparare la lista?
“Preparare la lista è stato abbastanza faticoso e anche raccogliere le firme ci ha impegnato a sufficienza. Come si diceva un tempo, una lunga marcia comincia con un piccolo passo…. Comunque adesso è fatta e sono davvero molto soddisfatta. I motivi per esserlo sono diversi…Ne dica qualcuno “Innanzitutto, abbiamo raccolto le firme prima di altre liste e non abbiamo dovuto rincorrere i cittadini… con i fogli in mano. Poi, cosa ben più importante, abbiamo una lista che posso con orgoglio definire davvero rinnovata nei nomi e nelle intenzioni. Non so se altre formazioni politiche possono dire la stessa cosa. Basta guardarsi intorno e fare qualche confronto. Prima di tutto sull’età media dei candidati, la nostra è di 41 anni. Poi per la sua composizione: nella nostra coesistono diversi mestieri e diverse sensibilità: operai, disoccupati, artigiani, funzionari della pubblica amministrazione, studenti e realtà associative importanti. Per non parlare delle donne che sono un terzo dei nostri candidati: sappiamo bene tutti quanto sia difficile convincere le donne ad accettare la sfida della politica. Molti dei ‘30’ sono indipendenti.
A proposito di appartenenza politica, non le sembra che quattro formazioni politiche a sinistra del PD siano davvero troppe?
“Cosa vuole, ognuno risponde delle sue scelte di fronte ai cittadini. Non voglio fare, come usa per alcuni compagni, l’assegnazione dei segnaposti su chi sta più a sinistra e su chi rappresenta meglio la sinistra a Spoleto, comunista e non. Lo decideranno i cittadini, soprattutto nei confronti di esponenti politici che sono sulla scena da molti anni e che sembrano pronti a giocare in modo spregiudicato il loro ruolo in ogni stagione. Purtroppo, la stagione politica che stiamo vivendo in questo periodo è davvero drammatica, anzi tragica. Abbiamo una recessione che imperversa e una crisi che non ha ancora dispiegato tutta la sua drammaticità. In una regione piccola come l’Umbria, nonostante quel che ne dicano alcuni giornali locali, la crisi sta cominciando a mordere realtà produttive grandi e medio grandi, come l’AST o la SGL Carbon. Per non parlare del commercio, dell’artigianato e del lavoro precario, che stanno pagando i prezzi più alti. Di fronte a tutto questo, abbiamo un governo di destra, interventista solo a parole e in campagna elettorale permanente; basta vedere la vicenda dei respingimenti dei migranti, che minimizza e nega la crisi, spargendo ottimismo di facciatae negando gli interventi urgenti di cui si avrebbe un disperato bisogno. Abbiamo un’opposizione debole e sempre più divisa, una sinistra moderata e radicale intenta a spartirsi un bacino elettorale sempre più ristretto. Ci sono molti elementi per essere preoccupati. Come ha detto recentemente Fausto Bertinotti, rischiamo di non avere più nessuna sinistra".
Non la sta prendendo un po’ troppo alla larga?
“No. Guardi, le mancate risposte da parte del Governo si sono già scaricate – e lo faranno sempre più – proprio sulle amministrazioni locali, che si trovano faccia a faccia con il cittadino e che hanno sempre meno risorse. Il taglio dell’ICI sulla prima casa e i mancati trasferimenti dallo Stato stanno stringendo un cappio che rischia di essere mortale per gli enti locali. Le scelte che hanno fatto alcune amministrazioni umbre, di anticipare i soldi per le casse integrazioni o di garantire l’erogazione di prestiti, vengono da questo stato di cose. Davvero vogliamo continuare a non vedere questo stato dell’arte e continuare a dividerci su questioni certo importanti, come i simboli o le appartenenze, ma non centrali come questo quadro che ho richiamato prima? Lo chiedo a tutti i compagni e poi ai cittadini di Spoleto: davvero dobbiamo continuare a beccarci come i polli di Renzo su questioni piccole e autoreferenziali e non provare a rispondere “da sinistra” alla crisi? Voglio dirlo ancora più chiaramente. Il circolo di Rifondazione di Spoleto si ripresenta dopo dieci anni e si candida all’amministrazione della città in coalizione con altre forze proprio con questo spirito.
Perché un accordo di coalizione con il PD, con il quale siete stati molto critici e non un patto con le altre forze di sinistra?
“Partiamo dalla fine della domanda. A fare un accordo con altre forze di sinistra ci abbiamo provato. Abbiamo fatto molti incontri, formali e informali, per provare a unificare gli spezzoni della sinistra e a offrire una casa comune anche a quei cittadini che non si riconoscevano in una specifica formazione politica come la nostra o di altre forze. E’ stato defatigante e alla fine del tutto inutile. Ci hanno diviso soprattutto le proposte su come riposizionare la sinistra nella nostra città e le ricette sul come farlo. Senza dimenticare che per alcune forze politiche i candidati a sindaco, i programmi e le alleanze erano già decise. In più hanno pesato molti, troppi personalismi, troppi veti incrociati. Per non parlare delle ambizioni da primedonne. Questo non era per noi accettabile, perché non eravamo disponibili a fare i portatori d’acqua per operazioni politiche dubbie e senza sbocchi. E adesso veniamo all’accordo con il Pd”
Son tutto orecchi. Perché accettate Benedetti che è il vicesindaco Uscente e che ha dunque condiviso le scelte della giunta Brunini?
“E’ vero, Daniele Benedetti è stato il numero due della giunta Brunini ma, pur non volendo fare personalismi, che in politica sono qualche volta fuorvianti, ha una diversa sensibilità e un diverso modo di porsi rispetto ai suoi interlocutori politici. La ragione politica l’ho accennata prima: vogliamo dare il nostro contributo alla gestione della crisi da sinistra e vogliamo riportare al centro dell’agenda politica le nostre ragioni, la difesa del lavoro, la tutela dei diritti, la ricerca di un nuovo modello di sviluppo, la crescita della democrazia. In questa ottica mi pongo il problema dei rapporti politici con il PD cittadino, e non posso prescindere, del resto, anche dai rapporti e dalle alleanze che si sono determinate a livello regionale e provinciale. In questi anni, vorrei ricordarlo a tutti, pur con le difficoltà dovute ai ruoli e alle diverse linee politiche, il PRC e il PD hanno lavorato insieme, a tutti i livelli di governo. Se nella nostra regione e nelle nostre città e province non c’è stato uno spostamento al “centro” del PD lo dobbiamo anche a questi accordi e a questa collaborazione politica. D’altronde, mi permetta di dire che il PD ha imparato a sue spese, a livello nazionale, l’errore della vocazione maggioritaria e dell’autosufficienza. Se il PD vuole sopravvivere deve fare i conti con la sinistra e con noi, in quello che è stato chiamato il “centrosinistra senza trattino”. Allo stesso modo, se il PRC sceglie di stare in una prospettiva di governo e non di una semplice affermazione identitaria, deve stare in questo accordo. Per questo voglio dire a tutti gli elettori che guardano con attenzione alla nostra parte politica, di valutare bene al momento del voto quale prospettiva dare alle proprie scelte: il voto che noi chiediamo per la nostra formazione politica è il voto utile a una prospettiva concreta e realistica di determinare i processi di governo di questa città. Ci troviamo di fronte ad una doppia sfida: la prima è quella di gestire la crisi e cercare di dare risposte immediate e concrete alle richieste di aiuto che vengono dai lavoratori e dalle famiglie; la seconda sfida che dobbiamo assolutamente ingaggiare è quella di disegnare un progetto condiviso della città intorno alle sue prospettive future. Dobbiamo immaginare e pianificare un diverso modello, richiamando il noto slogan: un altro mondo è possibile. Chi volesse meglio conoscere le nostre proposte può visitare il nostro blog (
http://rifondazionespoleto.blogspot.com/) dove sono aggiornate anche tutte le iniziative che il circolo farà nei prossimi giorni sulle elezioni amministrative comunali, provinciali e sulle elezioni europee”.
Com’è andata la raccolta di firme per la petizione popolare (“Se tu fossi una Banca ti avrebbero già salvato”) contro la crisi che attanaglia il paese?
“Molto bene, abbiamo raccolto più di centro firme fra cui quella del nostro candidato sindaco Daniele Benedetti che ha voluto portare il proprio saluto ai candidati della nostra lista”
Cosa mi dice della polemica con i comunisti italiani sui simboli elettorali?
“Quasi non vorrei rispondere a questa domanda, tanto è basso il livello di questa polemica inutile e insensata. Voglio solo dire che si tratta, come ha detto il nostro segretario regionale, Stefano Vinti, di una “bufala”. Bastava solo controllare le fonti e ricordarsi che ogni volta che si presenta un simbolo c’è un controllo istituzionale. La non-notizia sarebbe consistita nel fatto che lo stesso simbolo che risulta idoneo per tutta l’Umbria non andrebbe bene per Spoleto! Come inizio di campagna elettorale è davvero grottesco, desolante. Non so, e non mi interessa sapere, chi e perché ha tirato fuori una non notizia di questo genere. Vorrei solo invitarlo o invitarli a confronti più seri e alla luce del sole”.
Recent comments
11 years 39 weeks ago
11 years 39 weeks ago
11 years 41 weeks ago
11 years 41 weeks ago