TORINO - Il cavalier Berlusconi non ha nessuna difficoltà a spendere 20mila euro per fare un regaluccio ad una bella figliola ma, evidentemente, per lor signori questa cifra rappresenta uno sperpero se viene impiegata per rendere più sicura la vita ai lavoratori. Cosi debbhono averla pensata i dirigenti della Thyssen di Torino quando hanno rifiutato la proposta raccomandata loro da un consulente dell'assicurazione Axa chiamato ad ispezionare la fabbrica, di realizzare un impianto antincendio fisso ed automatico per la linea 5, quella delle strage del 6 dicembre 2006.
Ma non finisce qui, perché collocare rilevatori e ugelli in tutto lo stabilimento, dispositivi per il blocco di macchinari e tubi pieni di oli minerali, avrebbe comportato un esborso complessivo di 80 mila euro, ma alla fine non venne fatto nulla, perché la fabbrica torinese stava per sbaraccare.
E' stato lo stesso consulente Axa, l'ing. Andrea Brizzi, citato come teste d'accusa, a raccontare ieri questo fatto, che è stato sentito ieri per cinque ore di fila. "Io trasmisi la bozza con le raccomandazioni - parole sue - Il documento doveva essere sottoscritto dai dirigenti della multinazionale ed essermi restituito. Non ho più avuto niente. Poi ho saputo che l'azienda disse che le prescrizioni, su cui ci fu una successiva trattativa, sarebbero state prese in considerazione al momento del trasferimento a Terni".
La linea che stava più a cuore all'azienda era la 4, perché produceva di più e uno stop avrebbe comportato una perdita monetaria enorme. La 5, quella della strage, era invece considerata di serie b, perché rendeva meno. Ed è venuto fuori che, sempre a parere dell'esperto dell'Axa, "le squadre per le emergenze non rispondevano ai nostri standard".
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