PERUGIA – Nella riunione odierna il Comitato per il monitoraggio e la vigilanza sull’Amministrazione regionale ha approvato all’unanimità una proposta di risoluzione con la quale invita la Giunta regionale a presentare, in tempo utile per l’approvazione entro il termine della legislatura, un disegno di legge di riordino in materia di edilizia residenziale pubblica.
Il documento è frutto delle audizioni dei presidenti delle Ater (Agenzie territoriali edilizia residenziale) di Perugia e Terni, che hanno rappresentato una situazione in cui rimane elevato il numero di domande di dilizia residenziale inevase (4mila nella provincia di Perugia e 1.400 in quella di Terni), e di una riunione alla quale ha partecipato l’assessore regionale alle politiche sociali ed abitative, il quale ha confermato il
forte impegno in termini di investimenti compreso nel nuovo Piano triennale regionale di allocazione delle risorse, sia nella direzione delle politiche tradizionali per alloggi a canone sociale, sia nell’azione di reperimento di alloggi sfitti da assegnare a canoni agevolati a quelle famiglie che non hanno accesso al canone sociale ma non sono in grado di rivolgersi al mercato. Una operazione volta ad offrire garanzie alla proprietà, con la Regione che si pone quale interlocutore, e ad abbattere il canone, che dovrà essere necessariamente moderato.
Per fare ciò la Regione Umbria, fino ad oggi, ha stanziato solo risorse proprie, in attesa che si sblocchi la trattativa fra Governo e Regioni per l’allocazione di complessivi 550 milioni di euro destinati alla manutenzione straordinaria, che avrebbero comportato l’attribuzione di 7,8 milioni di euro alle Ater dell’Umbria (5,1 a Perugia e 2,7 a Terni).
Il Comitato di monitoraggio e vigilanza del Consiglio regionale è arrivato a questa determinazione dopo aver rilevato l’opportunità di procedere a una verifica sull’esigenza di aggiornare la legge regionale “23/2003” (“Norme di riordino in materia di edilizia residenziale pubblica”) a seguito dell’approvazione della legge “9/2007” (“Interventi per la riduzione del disagio abitativo per particolari categorie sociali”), che inaugura una fase nuova del rapporto Stato-Regioni, individuando nella Regione la competenza esclusiva per la gestione del patrimonio immobiliare, una sorta di “governo del territorio”, e riserva allo Stato la definizione dei principi generali volti a garantire, su tutto il territorio nazionale, uniformità di criteri per assicurare un’offerta minima di alloggi ai ceti meno abbienti e procedere alle relative assegnazioni.
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