Quando Bearzot mi disse che sembravo un granata.
Oggi ricorre (n.d.r. 4/5/2019) la scomparsa di quella immensa squadra, nello schianto di Superga: il giorno più triste per il nostro mondo. Squadra mai dimenticata, guidata da un grande capitano come Valentino Mazzola, padre di Sandro, anche lui eccellente giocatore dell'Inter e della Nazionale.
Un Grande Torino che tutto il mondo ci invidiava e rispettava.
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Caro Grande Torino, la prima volta che ho sentito sulla pelle la passione e l'amore che ancora ti circondavano fu durante un provino al Filadelfia. Avevo 15 anni e un'ex ala destra del Torino, Coppa, accompagnò me e altre due giovani promesse toscane per una selezione poi andata male. Ricordo la grande emozione: d'improvviso mi proiettò nel mondo dove avevo sempre sognato di entrare. Sembrava che la sfortuna aleggiasse su quei colori forti e pieni di passione.
Dopo Superga sul Torino si abbatté un'altra sciagura: l'improvvisa morte di Gigi Meroni, grande campione, estroso e fuori dagli schemi. La squadra voleva tornare ostinatamente alla normalità, Gigi Meroni poteva rappresentare il rilancio.
Ma, ancora una volta, bisognava ricominciare daccapo. Tornando a casa dopo quei giorni a Torino, nonostante la delusione che mi bruciava sulla pelle, pensavo con ammirazione all'amore che comunque circondava questa società sfortunata. E forse proprio lì ho capito per la prima volta che cos'era, che cosa significava, l'attaccamento alla maglia. Molto più tardi, da giocatore affermato della squadra rivale sentivo immutato il rispetto per quella storia.
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Decisi allora che alla fine di ogni campionato, se lo avessi vinto, sarei andato in pellegrinaggio a piedi a Superga. E così è stato. Per anni mi sono ritrovato in quella Basilica: mi pareva il luogo perfetto per celebrare il calcio e i suoi valori.
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Si dice che non si ricordano i giorni ma solo gli attimi.
Bene, io ricordo nitidamente l'attimo in cui il grande Enzo Bearzot, ex giocatore granata, nonché mia guida, mi disse: «Marco tu sembri più del Torino che un giocatore della Juve!». Rimasi stupito, interdetto.
Lui aggiunse: «Hai una grinta e una passione tutta granata». Io amavo la Juve, casa mia, ma quel complimento non lo scorderò mai.
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Ecco, è questo, il fascino immenso, che ci resta più di tutto di quella grande squadra, insieme con il senso dell'onore, dell'appartenenza, dell'orgoglio italiano nel mondo.
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Il nostro calcio ha ancora e sempre bisogno di quei valori. E per questo che seguirò con attenzione il derby di oggi tra Juve e Toro nella speranza di vedere due squadre lottare con determinazione e rispetto.
Non vi dimenticheremo mai.
#GrandeTorino #Torino Torino Football Club
Marco Tardelli

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