minimetro.jpg
“Il minimetrò? Un’opera che non serve, bisognerebbe prolungarlo fino a Sant’Andrea delle Fratte, allora si che diverrebbe utile”. Quante volte ci siamo sentiti ripetere dagli esponenti del centro destra perugino questa frase, non rendendosi evidentemente conto, essi, della palese contraddizione che vi è implicita. E sì, perché per prolungare qualsiasi cosa è presupposto necessario che questa cosa esista, altrimenti come si fa? E per nostra fortuna il minimetrò c’è e svolge egregiamente la funzione per la quale è stato pensato. Quanto poi al suo prolungamento alla volta del Polo unico ospedaliero è nei programmi, come pure, dalla parte opposta, verso Monteluce, per cui anche questa scoperta dei politici di centro destra che si propongono per guidare Perugia non è proprio originale. Un’altra affermazione che ci siamo sentiti ripetere all’infinito è che il minimetrò serve solo una parte ridotta della città, trascurando la parte maggioritaria dei suoi abitati. Ora Londra, Berlino, Parigi, Mosca, tanto per citare solo alcune delle grandi capitali europee, hanno risolto gran parte dei loro problemi di trasporto urbano dotandosi di un’estesa ed efficiente rete Metropolitana e naturalmente anche lì, per ragioni economiche e di opportunità (non era certo pensabile scassare contemporaneamente l’intero territorio) si è proceduto per tappe, ovvero iniziando da una sola parte. Vi immaginate cosà sarebbero ora queste città se chi le ha governate si fosse fermato di fronte alla sciocca obiezione che in fondo quell’unica tratta serviva solo una ristretta parte della città? Invece sono andati avanti ed oggi il Metro, a dispetto dei detrattori che ci saranno senz’altro stati, serve egregiamente l’intero territorio metropolitano. Così è anche per Perugia, nel suo piccolo, e chi, come il candidato sindaco Pino Sbrenna che ha paragonato il minimetrò ad una sciagura, dimostrando così di non saper ammirare la Luna preferendo indugiare sul dito che gliela indica, si dimostra ancora una volta vecchio e inadeguato a guidare una città proiettata al futuro. Vecchio non tanto per età, che pure c’è, bensì per mentalità: è un uomo del secolo scorso e lì è rimasto. Per nostra fortuna le amministrazioni che hanno governato il capoluogo dell’Umbria si sono dimostrate assai più preveggenti, iniziando al momento giusto a disegnare per questa città un sistema di trasporto alternativo ed ecologico, tagliato su misura per le sue esigenze: non certo una metropolitana per noi improponibile e per dimensioni e per ragioni di orografia. L’avvio concreto di questo programma l’abbiamo avuto più di un quarto di secolo fa con l’inaugurazione dell’avveniristico percorso di scale mobili della Rocca Paolina, ed anche allora non mancò (sempre dalla parte di Sbrenna) chi si ruppe le corna andando a cozzare contro l’evidente utilità di quella scelta. Un programma che prevede l’impiego di tecnologie diverse a seconda delle diverse necessità che si presentano, quindi ancora scale mobili o ascensori laddove siano utili, come pure nuove tratte di minimetrò quando questa scelta appaia la più logica. Altrove, come ad esempio sul versante di Ponte Rio, occorrerà agire diversamente ed è in questo senso che si sta procedendo. L’importante è che alla fine di questo percorso Perugia, nel suo piccolo, riesca a dotarsi di un sistema complessivo di trasporto urbano che assicuri ad ogni cittadino le medesime opportunità: ovvero di muoversi comodamente, in maniera pulita ed allo stesso costo in qualsiasi parte del territorio. Ma per realizzare questo c’è necessità di uomini che sappiano guardare alla Luna. Condividi