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di Isabella Rossi Barbara la voleva chiamare Lisa, la piccola Elena uccisa insieme a lei prima che potesse nascere, poi Roberto le ha fatto cambiare idea. A raccontarlo è Francesco Gatti, avvocato di Elisa Cicioni e Massimo Buconi, costituitisi parti civili al processo per l’omicidio della nipote Barbara Cicioni. Ed Elisa Cicioni non si dà pace. La sua presenza alle udienze è stata costante ma i suoi occhi si riempiono ancora di lacrime ogni volta che dolorosi frammenti della vita della nipote vengono riportati a galla. Falso l’alibi di Spaccino e comunque l’ora della morte lo incastra secondo l’avvocato Gatti che per i suoi assistiti ha chiesto un risarcimento di complessivi 150.000 euro, invocando “una sentenza giusta”. Simulazione di furto e piena responsabilità di Spaccino anche per il Telefono Rosa. L’avvocato Maria Cristina Ciace, che lo rappresenta, porta l'attenzione su due elementi significativi: la borsa di Barbara e il cappello di Spaccino trovato sul letto. Quest'ultimo è l'inequivocabile traccia dell'assassino sulla scena del delitto, o meglio sul letto dove è stato consumato. La borsa, che si intende spostare dal suo posto, sul tavolo d'ingresso, di fronte alla infermiera Urli è elemento altrettanto emblematico. La Urli si raccomanda di non spostarla, di non toccare niente. La borsa viene comunque spostata. E perchè l’uomo che aveva perso la moglie si preoccupava della borsa? La certezza della prova, secondo la Ciace, è stata raggiunta. Il risarcimento richiesto è simbolico, un euro, più la copertura delle spese di costituzione e dei consulenti tecnici. L’avvocato Francesco Falcinelli che rappresenta Paolo Cicioni, padre di Barbara, si è complimentato con il pm per la esaustiva rappresentazione della situazione storica. Gravi indizi di colpevolezza erano stati rilevati già dal Tribunale della Libertà che ha giudicato Spaccino “non credibile sotto nessun profilo”. E' stata la discrezione della figlia a tenere il padre all’oscuro dei maltrattamenti reiterati. Quella notte Paolo, svegliato da una telefonata, intuisce che Barbara non c’è più ancora prima di constatarlo. In quel fragente nessuna parola a suo conforto. Si menzionano dei ladri. Il padre esce disperato alla ricerca di indizi, quando si riavvicina alla casa ha già compreso che si trattava soltanto di un depistaggio. Il danno per una ferita che mai si risarcirà è quantificato a 650.000 euro e una provvisionale di 300.000 euro immediatamente esecutiva. Richiesta la condanna per i reati ascritti senza attenuanti e preterintenzionalità. L’avvocato Teresa Manente, che insieme all’avvocato Paola Pasinato rappresenta il Comitato 8 marzo, ha spiegato che i maltrattamenti in famiglia sono il problema più grave della sanità pubblica. Nel 2007 ben 112 sono state le donne uccise dai loro partner tra le pareti domestiche. Tutte, esattamente come Barbara Cicioni, tendevano a giustificare e a rimuovere le violenze fisiche e verbali subite dai loro partner. Quale umiliazione profonda subisce una donna picchiata dal proprio marito davanti ai figli e quanto devastante tutto ciò sia per la sua psiche, è difficile da comprendere. Tra Barbara e Roberto, nonostante le tante testimonianze che hanno cercato di accreditarlo, non esisteva una reciprocità dei rapporti, bensì un rapporto tra maltrattatore e vittima. Consapevole o meno era Barbara a subire tutte le conseguenze della relazione con il marito. L’illusione della forza, della capacità di controbattere verbalmente e “fisicamente”, secondo l'avvocato, è stata smentita dai fatti che, prima ancora del suo femminicidio, l’hanno vista subire incessantemente le angherie del marito aguzzino. Quel “puttana come tua madre” ripetuto di continuo, addirittura anche il figlio maggiore prende l'abitudine, significava, secondo la giurista, “non provare ad uscire dal mio controllo come si è permessa di fare lei con tuo padre”. E cosa significasse uscire dal ruolo che la famiglia patriarcale impone alla donna, Barbara lo sapeva bene. Era quello il suo spauracchio. Quella morte civile data alle donne che si emancipavano dalle regole del clan si condensava tutta in una parola “puttana”. Anche se è tuo marito a tradirti e questo è il motivo che ti spinge a separarti da lui. Non un giudizio morale, ma una bolla per punire "la disobbedienza". Anche per il Comitato 8 marzo risarcimento simbolico di un euro e copertura spese. Tutte le parti civili chiedono la condanna per i reati ascritti. Condividi