di Isabella Rossi
Seconda parte della requisitoria, tenuta lunedì dal pubblico ministero Antonella Duchini. L'accurata ricostruzione delle modalità omicidiarie ha tenunto conto di tutti gli elementi raccolti, smentendo, tra l'altro, le ipotesi ricostruttive fornite dai consulenti della difesa Francesco Bruno e Carlo Torre.
Un maltrattatore esperto
Frasi agghiaccianti: “Magari andate tutti a schiantarvi”, “Se quando torno sei crepata sono contento”, oppure “che morissero tutti”, compresi i figli che viaggiavano con moglie e suocera in treno. Gli auguri di morte, pronunciati alla presenza di testimoni, o riferiti dalla stessa Barbara, si aggiungono alle minacce dirette: “tanto ti ammazzo”. Basta un granello di polvere, la cena non pronta, una delle tante incombenze che gravano sulle spalle della giovane donna, non portata a termine, per suscitare l’ira del marito aguzzino. La gravidanza non rappresenta nessun deterrente per lui. Tutt’altro, è motivo di maggior astio nei confronti della moglie in sovrappeso: “copriti che mi fai schifo”. Un teste riferisce di un calcio alla pancia datole quando era incinta del primo bambino, un’altra di litigi e percosse. Il maltrattatore, tuttavia, è esperto. Sa picchiare senza lasciare segni visibili. Il pm dichiara per i maltrattamenti in famiglia l’assoluta certezza del quadro probatorio.
Come è stata uccisa Barbara
Anche quel 24 maggio 2007 tira aria pesante. Barbara è sempre più stremata dalla gravidanza, è costretta a riferire a suo marito di non aver potuto fare il distillo. Il marito della sua dipendente sospetta una lite fra i due. Quella sera alle 18,00 Spaccino va a prendere le due ragazze russe, con cui è in contatto, insieme ad uno conoscente, l’Alessi. Ma contrariamente a quanto sperato, non c’è cena, né aperitivo insieme a loro. Alle 20,15, dopo aver chiuso la lavanderia di Deruta, è a quella di Marsciano. Ma non fa il distillo. Eppure basterebbe spingere un testo, il resto lo fa la macchina. C’è un vuoto dalle 20,25 alle 00,53 quando il 118 viene chiamato dalla villetta di Compignano, da Valeria Pasquini, moglie del suo fratello gemello Paolo. Il corpo di Barbara disteso prono tra il letto e l’armadio è stato sicuramente spostato secondo il pm. Così come il letto di circa 10 cm. Cadono così automaticamente le ricostruzioni di Francesco Bruno e Carlo Torre. Sulla dinamica omicidiaria, infatti, non c’è certezza. Ciò che è certo si evince dalle fotografie e dall’autopsia. Il sangue per terra è uscito solo dal naso e dalla bocca di Barbara, si trova nel punto in cui doveva trovarsi il volto della vittima prima di essere spostato. L’imbrattamento della mani è avvenuto in fase omicidiaria. La magliettina rosa sotto la testa di Barbara ha solo sfiorato un macchia di sangue precedente. Non si trovava sul pavimento, vi è stata posta dopo. Dopo che il sangue è stato lavato via. Ed è proprio acqua quella che vede l’infermiera Urli vicino al corpo. Tanto acqua da bagnarle i pantaloni. Acqua sulla camicia da notte. Non urina né liquido amniotico come confermerà l’autopsia. L’omicidio avviene sul letto, lo ipotizzano i medici legali Bacci e Lalli, lo raccontano le pieghe, l’impronta di natiche, quelle di Roberto, il cappello con visiera sul cuscino, in posizione compatibile all’aggressione e l’imputato stesso in un interrogatorio in carcere. E’ lui a fornire tutti gli elementi che permetteranno la ricostruzione dell’aggressione. Si è scagliato contro di lei sul letto. Ma nella sua versione era Barbara a tenersi il cuscino sulla bocca per non urlare, (un’offesa all’intelligenza delle persone, secondo il pm). Nel corso dell’interrogatorio i due schiaffetti iniziali sono diventati due sventoloni “piano” e addirittura l’afferramento al collo è stato ammesso, “ma non per strozzarla”. Da lì le lesioni alla bocca e al naso e l’infarcimento emorragico alla testa. Secondo Spaccino dopo tutto ciò sarebbe intervenuto un ignoto ladro riproducendo le stesse modalità omicidiarie da lui “iniziate”. Non scherziamo, esclama spazientita il pubblico ministero. Quei tre, massimo sette minuti serviti a soffocare Barbara l’imputato non li ha mai confessati. Ipostasi, decremento termico e contenuto gastrico danno più probabile l’orario della morte verso le 23,00 massimo 23,10, orario in cui Spaccino dice di trovarsi ancora nell’abitazione.
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