di Isabella Rossi
Non c’è ragione per attenuanti generiche per il pubblico ministero, Antonella Duchini. Per l’omicidio aggravato e il procurato aborto l’accusa ha richiesto l’ergastolo per Roberto Spaccino, unico imputato al processo per l’omicidio di sua moglie, Barbara Cicioni.
Secondo la ricostruzione quella notte del 24 maggio 2007 fu lui ad uccidere brutalmente la giovane donna e con lei la piccola Elena, una bambina già completamente formata nel grembo di sua madre e che sarebbe potuta nascere da un minuto all’altro. Era lunga 45 centimetri e pesava due chili e 450 grammi la sorellina di Nicolò e Filippo che non ha mai potuto vedere la luce del giorno. Ha smesso di respirare quando sua madre è stata soffocata dall’assassino. Per l’ex camionista di Compignano oltre all’ergastolo sono stati richiesti tre anni per la simulazione di furto e l’interdizione dai pubblici uffici e dalla patria potestà. Nessuna attenuante generica, ha sottolineato il pm, visto che Spaccino, come già decretava la sentenza del Gup, “mente in continuazione offendendo la dignità di chi lo ascolta”. Durante la lunga requisitoria, durata quasi dieci ore, è stato ricostruita la dinamica dell’omicidio e tutte le circostanze che confermano la matrice familiare del delitto. Tutti gli aspetti che hanno concorso alla formulazione dei capi di accusa, il maltrattamento verso la moglie e i figli, vittime di violenza assistita, l’omicidio e la simulazione di furto, sono stati trattati in maniera esaustiva. “Non c’è omicidio preterintenzionale perché non sono stati commessi atti casuali ma uno strozzamento e un soffocamento prolungati, durati diversi minuti, evidentemente diretti ad uccidere” ha dichiarato il pm al termine dell’udienza. Domani sarà la volta delle parti civili: la madre di Barbara Simonetta Pangallo, rappresentata dall’avvocato Valeriano Tascini, il padre, Paolo Cicioni, rappresentato dall’avvocato Francesco Falcinelli, gli zii, Elisa Cicioni e Massimo Buconi, rappresentati dall'avvocato Gatti, il Comitato 8 marzo, rappresentato dagli avvocati Teresa Manente e Paola Pasinato, e il telefono Rosa rappresentato da Maria Cristina Ciace. Giovedì prossimo la parola passerà alla difesa, gli avvocati Luca Gentili e Michele Titoli.
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