CORCIANO – “Colle Umberto, Migiana, Capocavallo, Mantignana: un’area a vocazione turistica, in cui ‘stonano’ le fogne a cielo aperto e i canali di scolo, anche ai piedi della villa del Colle del cardinale. I residenti lamentano lo stato delle strade e l’invasività di alcuni insediamenti industriali – commenta Antonio Marinelli, presidente della Marinelli A. Calce-Inerti srl -, ma i problemi in questa zona non sono certamente dovuti alla presenza delle cave. Che anzi, non solo aiutano l’economia di un intero territorio, dando lavoro a oltre 1000 dipendenti, a cui va anche aggiunto l’indotto, ma attraverso le cui amministrazioni spesso si bada anche alla gestione della manutenzione dell’asfalto delle strade provinciali che conducono agli stabilimenti”.
“C’è chi lamenta, tra l’altro – prosegue -, che il passaggio dei camion diretti alle cave deturpa le strade e quello che ci sta intorno, quando basta notare il muro di cinta che costeggia la villa del Colle del cardinale, gestita dalla Soprintendenza dei beni architettonici dell’Umbria, ormai pericolante, con pietre sporgenti e pericolose. Una situazione certamente non determinata dal traffico di autotreni, ma più probabilmente dall’incuria. Senza parlare del parco interno alla villa, praticamente abbandonato e ridotto in pessime condizioni, con piante rare avvinte dall’edera”.
Riguardo la sicurezza delle strade, poi, lo stesso Marinelli, in qualità di presidente della Banca di Mantignana Credito Cooperativo Umbro, ha commissionato uno studio di fattibilità per la messa in sicurezza del tratto Pierantonio-Mantignana: venti chilometri su cui, ogni giorno, passano circa 20mila macchine e 4mila camion. Un progetto la cui realizzazione costerebbe alle amministrazioni locali circa 35 milioni di euro, ma che, tramite cinque rotatorie nei punti di intersezione più pericolosi e una galleria, secondo gli ingegneri che lo hanno redatto, consentirebbe di diminuire il numero di incidenti per cui è tristemente famoso il tratto di strada.
“Abbiamo badato – afferma ancora Marinelli – anche all’impatto ambientale degli stabilimenti: non è visibile dall’esterno l’attività estrattiva delle nostre cave e abbiamo anche pensato a dotarle di sistemi antirumore e antipolvere”.
“Allora – conclude – qualsiasi problema si può risolvere con la volontà e attraverso le sinergie tra pubblico e privato, come noi ad esempio dimostriamo prendendoci in carico la bitumatura dalle strade che conducono alle nostre aziende. Vocazione turistica? Si investa sulla promozione dei nostri territori, si sistemino le strade e si badi alla loro messa in sicurezza. Chiudere o ostacolare gli stabilimenti industriali, che portano ricchezza alla zona, non è certo la soluzione ai problemi dell’area. Solo noi diamo lavoro a cinquanta dipendenti, più l’indotto”.
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