PERUGIA - Due i motti per rilanciare la cultura a Perugia: innovazione costante, creativa e quotidiana; valorizzazione ragionata dell’offerta esistente. Questi in sintesi i due orientamenti strategici della pianificazione culturale per Perugia, proposta dal candidato sindaco Wladimiro Boccali, che per oggi pomeriggio ha organizzato un seminario dedicato alla cultura, costruito su una rete di partenariati territoriali internazionali.
Nel corso dell’incontro Boccali si è confrontato e ha accolto i suggerimenti e le esperienze rilanciati dagli amministratori presenti e passati dei comuni di Barcellona, Torino, Roma e Ferrara (rispettivamente Jordi Portabella, Fiorenzo Alfieri, Marco Causi e Massimo Maisto), da un team di lavoro di Bristol specializzato in “City ID”, nella costruzione cioè delle identità territoriali delle città, e da Luca Ferrucci, esperto di indotto economico della cultura e professore di Economia e gestione delle imprese dell’Università degli Studi di Perugia. Ha aperto i lavori Marina Sereni esperta di partenariati internazionali, di Sviluppumbria.
“In un momento in cui le risorse si fanno sempre più scarse”, ha spiegato Boccali, “l’amministrazione ha il dovere di pianificare una strategia di promozione culturale ragionata, stando bene attenta a individuare gli obbiettivi e le priorità. La cultura per esistere deve rinnovarsi e per questo intendo dare un forte slancio alle idee creative più meritevoli, assicurando spazi per la libera espressione. Bisogna però anche portare avanti tutte le grandi iniziative culturali, quelle che tengono in vita la nostra città a grande richiamo nazionale e internazionale, senza trascurare quelle iniziative quotidiane rivolte al territorio (festival di film in lingua, rassegne cinematografiche storiche, allestimenti temporanei) che, pur con una eco ridotta, rappresentano un importante punto di riferimento per l’identità dei cittadini del centro e delle periferie”. Ma l’attivismo culturale da solo non basta, secondo il candidato.
“Perugia promette una valida offerta culturale”, ha aggiunto, “che però va organizzata in maniera sistematica e unitaria. Questo è il prossimo grande sforzo in capo all’Amministrazione comunale che dovrà impegnarsi a comunicare in maniera integrata le iniziative culturali, a leggere bene il territorio ascoltando i bisogni dei cittadini, degli studenti e dei visitatori, ad individuare le leve di sviluppo, e a rendere più fruibili i numerosi spazi già esistenti (Post, biblioteca e Teatro di San Sisto, per citare solo strutture recenti)”. Boccali a questo punto ha fatto riferimento all’innovativa attività sviluppata dal gruppo di Bristol (un team multi disciplinare che raggruppa urbanisti, information planner, designer, esperti di marketing e place branding, e psicologi ambientali) attrezzato per individuare un sistema di lettura della città, tramite interviste ai cittadini e studi sull’offerta esistente, che favorisca soluzioni scientifiche di marketing territoriali.
Nel seminario sono poi intervenuti gli amministratori presenti e passati dei comuni di Barcellona, Torino, Roma e Ferrara (rispettivamente Jordi Portabella, Fiorenzo Alfieri, Marco Causi e Massimo Maisto), portando esempi eccellenti e ben riusciti di marketing territoriale.
Sia Barcellona sia Torino in momenti diversi, hanno fatto un’operazione di re-style cittadino trainato dalle olimpiadi. Entrambe hanno goduto di importanti finanziamenti nazionali e comunitari, sfruttando quegli eventi per fare bella la città e usare la nuova immagine come strumento di una pianificazione culturale che le ha contribuito al salvataggio di un’inesorabile crisi industriale e mercantile. Ancora oggi entrambe continuano a investire nella cultura che è diventata la principale leva di attrazione di nuovi cittadini, imprese e turisti.
“Abbiamo capito”, ha spiegato Alfieri, “che la cultura è un valore a se stante che non avrebbe bisogno della ricaduta economica per ricevere investimenti. Ma abbiamo anche capito che politiche di promozione adeguate, costituiscono uno strumento straordinario e rapidissimo per comunicare una volontà di esserci, di reagire e di farci riconoscere nel mondo”. Così Torino dal 2001 ad oggi è riuscita a raddoppiare il numero dei visitatori e a portare da 1,8 a 2,8 la presenza media di ciascuno.
Analogo il caso della capitale della Catalogna che ha puntato molto sul decoro urbano e sul motto “Barcellona si fa Bella”. “Abbiamo sovvenzionato i privati che ristrutturavano le facciate dei palazzi”, ha detto Portabella, “con l’effetto che oggi abbiamo abbellito più della metà degli edifici, ma abbiamo anche protetto e difeso lo spazio pubblico, perché se da un lato cerchiamo turisti da tutto il mondo con le nostre mostre, eventi e percorsi culturali, dall’altro dobbiamo proteggere la vita degli abitanti e della città”.
Maisto ha portato quindi l’esempio della pianificazione culturale di Ferrara, una città che per dimensioni e abitanti appare la più simile a Perugia. “Negli anni ’80”, ha detto, “ci siamo confrontati con la crisi dell’industria chimica che ci ha imposto un rilancio di Ferrara come città d’arte. Le città piccole però devono stare attente a non lanciare troppe iniziative, ma di puntare a un flusso costante e di qualità dell’offerta culturale, individuando anche partnership con altri capoluoghi”.
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