TERNI - La Provincia di Terni riscopre l'''arancio amaro'', restituendolo alla tradizione agronomica locale. L'iniziativa, spiega una nota dell'ente, rientra nel progetto ''Frutti antichi'' con la collaborazione dell'Istituto di Biologia agroambientale e forestale del Cnr di Porano e fa parte di una ricerca, commissionata dalla Provincia. A condurla gli agronomi Enrico Maccaglia e Isabella Dalla Regione che hanno incentrato lo studio sul recupero, la conservazione e la valorizzazione delle varieta' locali di ''arancio amaro'', conosciuto anche con il nome di ''melangolo'' (o piu' comunemente merangola).
Il progetto chiuso nel marzo scorso sara' presentato giovedi' 14 maggio nella sede del Consiglio provinciale dove verranno illustrate tutte le caratteristiche del frutto e le specificita' della ricerca. Il lavoro prevedera' alcuni approfondimenti scientifici da parte del Cnr e della Regione Umbria. Il primo sulla ''Caratterizzazione genetica di accessioni di arancio amaro dell'area ternana'' e il secondo sulla ''Rete regionale di ville, parchi e giardini'' condotto da Maria Carbone responsabile della sezione Sistemi paesaggistici della Regione Umbria.
Dalla ricerca e' emerso che in tutto il ternano esistono almeno 20 esemplari di ''arancio amaro'', di 70-80 anni di vita e dal grande valore storico-culturale. I frutti della pianta dell'''arancio amaro'', la cui presenza e' testimoniata anche dagli statuti comunali di Terni del 1300, venivano utilizzati in passato per il condimento di bruschette o di pietanze a base di carne di maiale e accompagnavano l'olio nuovo. Tradizioni ancora seguite in alcune frazioni e piccoli centri del territorio provinciale, tra cui Cesi, Narni, Orvieto, Schifanoia e Vigne, mentre a Terni il frutto e' utilizzato sia a scopo ornamentale nei giardini che per confetture e liquori.
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