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Carmine Calvese Le motovedette del governo Berlusconi hanno riportato di “peso” in Libia 227 migranti che cercavano “rifugio” in Italia. Per un Paese di emigranti, quale è l’Italia, quella di oggi rappresenta una delle pagine più vergognose della storia repubblicana. A cospetto di una comunità internazionale perplessa e preoccupata per la svolta “oltranzisto-fascista” del governo italiano, il ministro degli Interni, il “nazi-leghista” Roberto Maroni canta vittoria, definendo l’iniziativa come un risultato storico nella lotta alla emigrazione clandestina. La deriva fascista del governo è oramai chiara, si è passati in un brevissimo lasso di tempo, dalle ronde, ai medici spia , ai presidi spia, fino ad arrivare al più infame dei provvedimenti, l’espulsione di chi sfuggendo a guerre, fame e miseria chiede e cerca semplicemente un “misero” aiuto per sperare in un futuro migliore. Incredulità è stata espressa dalle Nazioni Unite e da svariate organizzazioni umanitarie: L’ONU ha chiesto al governo di riconsiderare la presa di posizione assunta. Per l’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite, "Questo incidente mostra un radicale mutamento nelle politiche migratorie del governo italiano e rappresenta fonte di grave preoccupazione". La nota dell’Onu invita, inoltre, con toni indignati e duri, il governo italiano a rispettare “il principio internazionale di non-respingimento”. Certo che, ancora una volta, nel nome di un presunto principio di “sicurezza nazionale” sono stati calpestati i più elementari principi garantiti non solo dagli organismi internazionali, ma soprattutto dal nostro ordinamento costituzionale. Oramai viviamo in una società finta, dove i mass-media ci illudono facendoci credere di vivere in un “reality” fatto di veline, divorzi farsa e pagliacciate televisive. La realtà dei fatti, purtroppo, è un’altra e cioè, la riduzione dell’agire democratico, la riduzione delle garanzie sociali, economiche e politiche, l’assottigliarsi di ogni qualsivoglia “pacifica convivenza, la società dell’io, la società dell’apparire e non dell’essere. Alla cultura dell’accoglienza e dell’integrazione, si contrappone quella del “pugno duro” contro chi diritti già non ha. Oramai siamo in preda ad una “deriva culturale”, oramai siamo in “preda alle barbarie”. E’ arrivato il momento di spegnere le televisioni e di accendere i cervelli, purtroppo, abbiamo poco tempo, svegliamoci e rialziamo la testa prima che sia troppo tardi: rialza la testa Italia. Condividi