La Commissione Europea si muove contro le disparità retributive – Tutti i dati nella relazione 2009.
PERUGIA - Nel 2009 ha ancora senso lottare per una effettiva parità tra uomini e donne? Sembrerebbe di sì, anche alla luce della recente campagna di comunicazione della Commissione europea contro le disparità retributive tra uomini e donne che ha l’obiettivo di “aumentare la consapevolezza dell’esistenza di questa disparità, analizzarne le cause e sollecitare un dibattito sugli strumenti per affrontarla”.
La campagna, lanciata di recente in tutti i paesi dell’Unione e segnalata dal centro “Europe Direct Perugia” della Provincia di Perugia, si articola in varie iniziative sulla base dei destinatari da raggiungere e prevede materiali informativi destinati a datori di lavoro e sindacati, a livello nazionale ed europeo, un sito web dedicato all’interno del portale della “Direzione Generale Occupazione, affari sociali e pari opportunità” (
http://ec.europa.eu/social) e, infine, manifesti e pubblicità sulla stampa europea.
L’impegno delle istituzioni comunitarie in questo campo non è nuovo. Il principio che sancisce la necessità di garantire uno stesso salario per lo stesso lavoro a uomini e donne, infatti, era già contenuto nel Trattato di Roma del 1957 (art. 141) eppure, nonostante alcuni progressi rispetto al passato, si calcola che all’interno dell’UE esiste ancora una disparità retributiva tra i due sessi pari al 17,4% (calcolata sulla differenza delle retribuzioni orarie lorde medie delle donne e degli uomini per tutti i settori dell’economia).
Non bisogna poi dimenticare che gli effetti di una disparità di questo tipo non incidono solo sul presente, ma, riducendo reddito e pensioni, pesano in generale sul livello di vita che le donne avranno anche in età avanzata. Infatti, la Commissione europea stima che il 21% delle donne di oltre 65 anni d’età rischia la povertà, contro il 16% degli uomini.
Insieme a questa campagna, la Commissione ha presentato, inoltre, la Relazione 2009 sulla parità tra donne e uomini che esamina la situazione in modo più ampio, rilevando mancanze significative in vari settori. Infatti, pur aumentando costantemente il tasso d’occupazione femminile negli ultimi anni (58,3%, contro il 72,5% per gli uomini), le donne lavorano a orario ridotto più spesso degli uomini (31,2%, contro 7,7% per gli uomini) e sono maggiormente presenti in settori in cui i salari sono inferiori (oltre il 40% delle donne lavora nella sanità, nell’istruzione e nella pubblica amministrazione – il doppio degli uomini).
Le donne, tuttavia, rappresentano il 59% di tutti i nuovi laureati. Le donne, inoltre, sono estremamente sottorappresentate nei vertici decisionali dell’economia e della politica europea. Se si esamina il sistema bancario, si vede che le banche centrali di tutti i 27 Stati membri dell’Unione hanno un uomo al loro vertice. Né va meglio con le grandi imprese: il 90% dei membri dei consigli di amministrazione delle principali imprese (le “blue-chip” dei listini di borsa) è costituito da uomini.
Nella politica, la percentuale di donne nei Parlamenti nazionali è aumentata della metà circa nell’ultimo decennio (dal 16% nel 1997 al 24% nel 2008). Il Parlamento europeo è appena sopra questa cifra (31% di donne). Nei governi nazionali, invece, la proporzione tra ministri uomini e ministri donne è in media di 3 a 1 (donne 25%, uomini 75%).
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