rogo torino.jpg
TORINO - Era un capoturno addetto all'emergenza ma non era minimamente preparato a fronteggiare i rischi derivanti da un incendio. Questa la situazione che c'era alla ThyssenKrupp a soli tre giorni dal rogo che il 6 dicembre 2007 uccise sette operai. A parlarne, alla ripresa del processo contro i sei dirigenti per la morte di sette dipendenti, e' stato lo stesso capoturno, Vincenzo Sabatino, durante la sua testimonianza. Nel corso del dibattito è anche emerso che tra il 2001 e il 2007 la Thyssen organizzo' dieci corsi antincendio, cui presero parte 204 lavoratori, ma solo 105 di loro terminarono il percorso formativo, senza peraltro mai sostenere l'esame tecnico di idoneita'. Degli altri 99 lavoratori, 36 non parteciparono alla prova pratica sull'uso degli estintori. Questo perché in vista del trasferimento dell'intera produzione a Terni, l'attenzione nei confronti della sicurezza era fortemente scemata. Sono le circostanze emerse dalla testimonianza di Michelangelo Visentin che condusse una verifica sulle misure di sicurezza e sui documenti per i piani di emergenza all'interno della Thyssen a gennaio 2008, poche settimane dopo l'incendio che costo' la vita a sette operai. Visentin ha riferito che delle persone presenti la sera del rogo soltanto due avevano una formazione antincendio, ma solo teorica (uno di loro era Antonio Schiavone, il primo a morire); gli altri non avevano alcuna formazione, compreso Rocco Marzo, un'altra delle vittime, che era stato da poco nominato capoturno ed era, quindi, responsabile delle squadre di emergenza. Il processo riprendera' il 14 maggio. Condividi