Basta collaboratori gratuiti che operano nei vari dipartimenti con i professori. Anche se si tratta di ex contrattisti o ex dottorandi. La decisione è stata presa con una circolare del Rettore dell'università di Perugia, Francesco Bistoni, con la quale si vieta l'accesso alle strutture universitarie ai ricercatori precari, per lo più giovani studiose e studiosi, ex dottorandi o ex assegnatari che svolgono normalmente attività didattica e di ricerca a titolo gratuito. A denunciare il fatto è la professoressa Maria Rosaria Marella, docente di diritto privato all'università di Perugia e candidata alle elezioni Europee nella circoscrizione Centro nella lista promossa da Rifondazione Comunista, Socialismo 2000, Comunisti Italiani e unione dei Consumatori. Le ragioni del divieto sono, secondo la circolare del rettore, i possibili danni che tali soggetti potrebbero arrecare o subire a persone e cose, “nonché gli indebiti costi che la loro permanenza comporta per l'Ateneo”. E' possibile, si chiede la Marella, considerare la ricchezza materiale ed immateriale che i giovani ricercatori producono per e nell'università una fonte di danno? Al contrario è noto che gran parte del lavoro cognitivo che si fa nelle università lo si deve proprio a ricercatori non pagati. Ed è una cosa che va avanti ormai da anni. Stupisce, per tanto, che il rettore, ormai al suo decimo anno di mandato, si accorga solo adesso “della presenza continuativa all'interno delle strutture universitarie di personale estraneo all'Ateneo per lo svolgimento di collaborazioni gratuite nelle varie attività” . "Allora la ragione vera di questa presa di posizione - spiega il docente - del rettore va ricercata altrove. Va ricercata nel fatto che questi giovani precari, a Perugia come negli altri atenei italiani, si stanno organizzando per rivendicare il riconoscimento del loro ruolo all'interno dell'Università". Da qui il tentativo messo in atto con la circolare di impedire sul nascere ogni forma di organizzazione, impedendo fisicamente l'accesso alle strutture. "Altro che Università - continua la professoressa - come spazio aperto e luogo di incontro di saperi e culture, qui viene messo in discussione e preclusa la libertà costituzionale di associarsi". Condividi