E' stata una vera e propria ''caccia all'uomo'' quella che ha portato la polizia, nel giro di poche ore, a fermare a Vicenza i due fratelli rom Carli e Giani Jovanovic, il primo accusato di strage, il secondo di tentativo di omicidio, dopo la lite scoppiata sabato sera in un'area di sosta occupata da camper di nomadi a Balanzano e sfociata nell'investimento ed uccisione di altri due rom, il quattordicenne Niko Nikolic e lo zio Nebojsa Nikolic. La moglie incinta di quest'ultimo è ancora ricoverata in ospedale con lesioni e fratture. Durante le indagini, coordinate dal pubblico ministero Giuseppe Petrazzini e che hanno visto operare sul campo gli uomini della squadra mobile di Perugia diretti da Giorgio Di Munno e dal suo vice Marco Chiacchiera sono state mobilitate tutte le polizie stradali d'Italia e le squadre mobili del Nord Est. Carli Jovanovic è stato bloccato da agenti delle squadre mobili di Perugia e Vicenza intorno alle 12 di ieri, in un bosco di Arzignano dove è stato scovato anche grazie all'ausilio di un elicottero della polizia. Secondo la ricostruzione fornita stamani dagli investigatori perugini il rom, dopo aver abbandonato il suo camper con targa belga lungo una strada della stessa località, aveva inizialmente trovato ricovero in un caseggiato abbandonato per poi nascondersi nel bosco. L'ipotesi è che stesse cercando di lasciare l'Italia, forse per raggiungere il padre che vive in Belgio. Accertamenti sono in corso per capire se qualcuno possa aver aiutato lo straniero durante la fuga. Il fratello invece, Giani Jovanovic, era stato bloccato qualche ora prima, intorno alle 9.30, da una pattuglia della polizia stradale che lo aveva fermato mentre viaggiava alla guida del suo camper lungo l'autostrada a Montecchio Maggiore, sempre nel vicentino. Agli agenti che lo hanno identificato ha fornito inizialmente un nominativo falso che non è servito però a sviare gli accertamenti della polizia. E' probabile che l'uomo stesse cercando di raggiungere il fratello per poi fuggire insieme verso il Belgio. Entrambi si trovano attualmente in stato di fermo nel carcere di Vicenza. Di ''impeccabile operato della squadra mobile che nel giro di pochissimo tempo è riuscita a risolvere un caso delicato'' ha parlato oggi il capo della mobile di Perugia, Giorgio Di Munno, che ha anche sottolineato come ''la ricostruzione operata dalla magistratura abbia fatto emergere una chiara volontà omicida che, unita al gesto di follia, avrebbe potuto procurare un alto numero di vittime''. A ricostruire la vicenda durante la conferenza stampa è stato il vice capo della mobile Marco Chiacchiera, impegnato in prima persona nelle indagini ''svolte - ha detto - con il massimo impegno e sinergia a livello interregionale''. Non ancora chiaro il movente della lite apparentemente scoppiata per banali motivi, anche se non si è esclude che tra le due famiglie possano esserci stati dissapori pregressi. Il dott. Chiacchiera ha comunque sottolineato la ''collaborazione mostrata dai rom'' presenti al momento dei fatti che hanno fornito indicazioni utili alle indagini. Nella zona di sosta di Balanzano sabato sera erano accampati una trentina di rom, tra cui anche bambini e le due famiglie tra le quali è scoppiata la lite. Un pomeriggio sembra trascorso in tranquillità, tanto che i componenti dei due nuclei familiari avevano cenato insieme. Verso le 20,45 alla centrale operativa della Questura era giunta la telefonata di alcuni residenti della zona che lamentavano il rumore provocato dalla festa rom in corso nell'area di sosta di Balanzano. Poco dopo, intorno alle 21, una seconda telefonata in Questura segnalava una rissa in corso tra i rom nella stessa zona. Quando la polizia è arrivata sul posto non c'era più nessuno mentre all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia nel frattempo erano stati portati il 14/enne, morto sul colpo, lo zio, morto dopo un intervento chirurgico, e la moglie incinta di questo ultimo, che ha riportato varie lesioni ma non è in pericolo di vita. E' stata medicata anche la madre del ragazzo ucciso. Dai testimoni oculari i poliziotti hanno appreso della lite violenta tra le due famiglie. Giani Jovanovic avrebbe impugnato il coltello puntandolo alla gola di Nebojsa Nikolic e con questo lo avrebbe anche ferito. Sarà comunque l'autopsia a chiarire le circostanze della morte. Il room travolto dal camper da una prima ricognizione esterna presenta infatti lesioni di vario tipo. Alla guida del veicolo - secondo l'accusa - c'era Carli Jovanovic che improvvisamente aveva messo in moto il motore e si era allontanato travolgendo i presenti, subito dopo seguito dal fratello alla guida di un altro camper. Condividi