La scappatella di Casoria è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Veronica Lario, la consorte del premier Silvio Berlusconi, proprio non ha mandato giù la partecipazione del marito alla festa del diciottesimo di Naomi Letizia, la splendida ragazzina napoletana che avrebbe fatto girare la testa al matuto tombeur de femme e tanto in confidenza con il suo matuto pigmaslione da chiamarlo "papi" e di recarsi spesso a Milano e a Roma, per raggiungerlo, perché lui, "poverino" non ha sempre tempo per andare a trovarla a Napoli, anche se la questione"mondezza" l'ha aiutato molto in questi ultimi tempi. Così la legittima consorte del premier avrebbe deciso di finirla qui. Lo rende noto stamani il quotidiano La Repubblica che parla di divorzio fra i due che intanto si preparerebbero alla separazione. La "signora" Veronica, come l'ha spregiativamente chiamata il cavaliere soolito ad usare questo termine per denigrare i suoi avversari politici (i "signori della sinistra"), avreabbe già contattato un avvocato di fiducia per avviare le pratiche nel modo più discreto possibile. Sa comunque che per lei si preparano tempi non facili ed un assaggio di quello che l'attende l'ha appena avuto con gli insulti che gli hanno indirizzato gli aficionados del presidente del consiglio dal blog del Popolo delle Libertà, ma non se l'è sentita di abbozzare ancora. Finisce così una storia durata una trentina d'anni, iniziata, dicono le cronache, nel 1980 e sfociata nel matrimonio con rito civile una decina di anni dopo, dal quale sono nati tre figli ora maggiorenni. Trent'anni vissuti costantemente all'ombra di un marito "scomodo" che non le ha mai nascosto la sua inclinazione alle "avventurette" con belloccie e compiacenti giovinette aspiranti ad una rapida carriera nello sfavillante mondo televisivo. E materia da plasmare a suo piacimento non è certo mancata al monopolista italiano delle Tv private, il cui potere mediatico si è ancor più rafforzato ora che, da capo del governo, ha esteso il suo pieno controllo anche sulle reti pubbliche. Condividi