Venezuela controcorrente
Il Venezuela è il demonio del mondo di oggi.
Quasi mai ho assistito, in tanti anni, ad un accanimento così aggressivo e unilaterale dei media occidentali nella rappresentazione negativa di un Paese. L’informazione sul Venezuela è esempio di cattivo giornalismo. E’ norma sentire sempre due campane. Nel caso in questione c’è una deroga speciale (e si capisce perché, si chiama petrolio e mire americane sul petrolio).
Il Venezuela è retto da un regime criminale, punto e basta e a sostegno di questo dogma, a cui giornalisti italiani superficiali e ignoranti sono completamente proni, vengono raccontati fatti e diffuse notizie provenienti dalla sola “opposizione”, senza alcuna possibilità di riscontro reale e, soprattutto, senza possibilità di replica. Avete mai sentito o letto un’intervista di un esponente chavista o membro del governo?
Naturalmente una discussione o anche una condanna sulla rivoluzione bolivariana è legittima, purché si basi su fatti reali. Gioverà ricordarne alcuni. In Venezuela non è vi è un regime comunista. La coalizione di governo è composta da due partiti socialista e comunista di cui il maggiore è il primo (se non sbaglio aderisce all’Internazionale socialista) che esprime il capo del governo Chavez prima e Maduro adesso, che sono stati sempre eletti in elezioni certificate da Osservatori internazionali, sconfiggendo i candidati dell’opposizione.
La cultura che li lega è l’eredità di Simon Bolivar, el Libertador come lo chiamano, un borghese illuminato, proprietario terriero, che guidò la lotta di liberazione dal dominio spagnolo. Più dei due terzi dei morti negli scontri di piazza (che hanno riguardato quasi esclusivamente alcuni quartieri di Caracas) che i media nostrani attribuiscono alla repressione governativa, sono in realtà poliziotti o militanti del movimento chavista, forte e radicato nella popolazione.
I due principali esponenti dell’opposizione (radicalmente divisa al suo interno e anche per questo perdente), Capriles e Lopez, sono stati o sono in galera non perché vittime della “dittatura”, ma per essere stati fotografati mentre lanciavano bottiglie incendiarie alle manifestazioni di cui sopra.
La proprietà privata è pienamente consentita. In realtà non è stata nazionalizzata nemmeno l’industria petrolifera. E’ stata, come era giusto, imposta una ricontrattazione dei prezzi di vendita del petrolio alle multinazionali e un aumento delle royalty a loro carico. Con queste risorse è stata finanziata una politica che ha colpito il dominio americano e i privilegi di una oligarchia locale a loro completamente asservita, per finanziarie riforme sociali che hanno sollevato dall’analfabetismo, dalla mancanza di cure e istruzione milioni di venezuelani in un Paese che, ben più di adesso, era preda della corruzione e della violenza.
Sono stati commessi errori economici e politici? Certamente si. Il primo, probabilmente quello di non uscire dalla monocoltura del petrolio. Il quadro è però dominato da uno scambio ineguale, nel quale i petrolio è valutato in dollari, le tecnologie estrattive detenute dagli americani vanno pagate in dollari e la continua svalutazione del bolivar rispetto alla moneta americana, prodotta anche dal blocco del credito internazionale e da aggressioni e aggiotaggio commerciali, ha provocato, nel periodo di crollo del prezzo del petrolio, una grave crisi economica e conseguentemente sociale.
Il Venezuela si aiuta non demonizzandolo e facendo tornare i padroni di un tempo, ma sostenendo l’evoluzione democratica di un processo che, al fondo, vuole riconquistare le ricchezze del suo Paese.
Leonardo Caponi

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