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Ricorre oggi l'anniversario della morte del segretario del Pci siciliano Pio La Torre, ucciso dalla mafia 27 anni fa, il 30 aprile 1982, insieme al suo collaboratore Rosario Di Salvo. Alla cerimonia, svoltasi alle 9 nel luogo dell'eccidio (in via Li Muli, nei pressi di piazza Turba, a Palermo) hanno preso parte esponenti del Partito democratico, rappresentanti politici e sindacali. Il leader comunista era stato tra gli ispiratori della legislazione sulla confisca dei beni mafiosi, fervido sostenitore della necessita' di trovare una soluzione forte alla questione morale in politica e dei valori della pace, come ha dimostrato la forte battaglia contro la presenza di missili atomici nell'allora base Nato a Comiso, trasformata nel nuovo aeroporto civile inaugurato un anno fa e intitolato a La Torre. Il 4 marzo di due anni fa la Corte di Cassazione ha confermato le condanne all'ergastolo di Giuseppe Lucchese e Antonino Madonia. Per il delitto erano gia' stati condannati come mandanti i boss della Commissione di Cosa nostra, nel processo per i cosiddetti "omicidi politici"; i due killer erano stati invece accusati in un momento successivo rispetto a quel dibattimento e a fare i loro nomi era stato il pentito Salvatore Cucuzza, anch'egli protagonista dell'agguato all'uomo politico e a Di Salvo. Cucuzza ebbe 10 anni in primo grado, con gli sconti della legge sui pentiti, e benefico' di un'ulteriore riduzione in appello, col meccanismo del concordato di pena. Il collaborante racconto' che Di Salvo aveva tentato una reazione impugnando la pistola che portava sempre con se', aggiungendo pero' che non riusci' a impensierire i sicari mafiosi, armati di mitragliette e pistole. Nel processo non erano parte civile i familiari di La Torre, che avevano preferito l'azione civile contro gli assassini e i loro mandanti, mentre si erano costituiti gli eredi di Di Salvo e i Democratici di sinistra, poi confluiti nel Pd, con l'assistenza dell'avvocato Fausto Maria Amato. E' rimasta sempre lettera morta l'indagine sui possibili "mandanti esterni" a Cosa nostra dell'esecuzione di La Torre. Ieri era stata resa nota la lettera apperta scritta dalla vedova di Rosario Di Salvo al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, denunciando "con sgomento un sipario di silenzi e omerta' calare sulla memoria di mio marito. Tutti ricordano, giustamente, la nobile figura di Pio La Torre. Ma al tempo stesso dimenticano di parlare di Rosario e della posizione senza compromessi di un militante comunista, di un uomo libero temprato dal fuoco della sua passione civile". Condividi