PERUGIA – I consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari annunciano una nuova interrogazione sul tema dell’idroelettrico di grande derivazione. Nel loro atto ispettivo chiedono chiarimenti sul “rapporto con le multinazionali concessionarie e puntuale assegnazione dei canoni alle comunità interessate”, definiscono poi la normativa regionale “inadeguata e da aggiornare, poiché non indica la percentuale di risorse da riassegnare strutturalmente e annualmente ai Comuni interessati”.

“Da anni – scrivono in una nota i consiglieri pentastellati – come gruppo consiliare stiamo lottando contro le multinazionali dell'idroelettrico, enormi poli privati interessati a depredare le nostre risorse, guadagnando miliardi e dando nulla ai territori. L'idroelettrico – commentano - è la vera gallina dalle uova d'oro dell'Umbria, un'attività che genera una rendita generosissima grazie al noto sistema delle 'concessioni all'italiana': questo Governo – spiegano - sta legittimamente mettendoci mano”.

“In Umbria – avvertono - la situazione è particolarmente grave, perché non solo i canoni, pur tardivamente aumentati, restano ridicoli, ma anche perché arriva pressoché nulla ai Comuni interessati da tali invasivi impianti: quest'anno, ad esempio, Terni riceve 1,3 milioni di euro per la prima volta, dopo che la Regione, negli ultimi 20 anni, a quanto ne sappiamo, avrebbe incassato oltre 70 milioni, devolvendo formalmente niente. Su questo, attraverso la nostra interrogazione, chiediamo ulteriori, maggiori informazioni Non solo: Terni riceve 1,3 milioni una tantum in base a ciò che fu scritto nel bilancio 2017 e non conformemente a una legge strutturale che imponga una percentuale fissa annuale da destinare, appunto, alle comunità interessate, a partire da Terni, sede degli impianti più potenti e realtà dimensionalmente maggiore di tutte le altre”.

“La mancanza di una legge strutturale – concludono Liberati e Carbonari - non solo perpetra la sottrazione delle risorse fin qui scientificamente praticata da Palazzo Donini, ma rende le comunità locali ostaggio di scelte politiche unilaterali e financo arbitrarie della Regione Umbria”. 

 

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