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Caio Giulio Cesare, uno dei personaggi più noti della storia. Per la prima volta, in assoluta mondiale, Roma, la sua città, gli dedica una mostra: “Giulio Cesare, l'uomo, le imprese, il mito”, al Chiostro del Bramante fino al 3 maggio La mostra tenta di esplorare tutti gli aspetti della vita di Cesare, sia sotto il profilo storico – archeologico che storico – artistico. Una ricca ricostruzione attraverso una abbondante raccolta di materiali d'epoca preziosi ed unici, a cui vanno ad aggiungersi le testimonianze di un interesse per Cesare mai interrotto, dall'arte alla letteratura fino al cinema. Sculture, dipinti, oggetti, armi, documenti, mosaici, gioielli, gemme, monete provenienti dai più importanti musei d'Europa ed esposti al Chiostro del Bramante, testimoniano l'eccezzionalità del personaggio ed il perpetuarsi del mito. Chi era davvero Giulio Cesare? Un criminale di guerra? Un genio della politica? Un genio della guerra? Un rivoluzonario democratico? Un dittatore che distrusse le libertà repubblicane? Un libertino, incorreggibile seduttore di matrone romane o di regine straniere oppure un omossessuale anzi bisessuale? Un grande oratore o un abile arringapopoli? Un fine scrittore o un propagandista? Un sovversivo o un moralizzatore? Un'estremista o un moderato? E perchè poi in Italia il fascismo valorizzò soprattutto Augusto e mise in ombra Cesare? Queste domande ci pone Luca Canali, uno dei più grandi conoscitori del mondo greco e romano. E se Giulio Cesare fosse stato contemporaneamente tutto ciò? Bertold Brecht, ne “Gli affari del signor Giulio Cesare”: “Scrivendo di Giulio Cesare non debbo lasciarmi andare neanche per un istante a credere che le cose dovessero andare per forza come sono andate”. Luciano Canfora, nel suo imperdibile “Giulio Cesare, il dittatore democratico”, scrive: “in ogni momento e soprattutto in quelli decisivi, l'azione politica e militare di Cesare fu esposta agli esiti più divaricati. Ha via via rischiato di perdere tutto, soprattutto nel corso dell'interminabile conflitto conclusosi con la sua morte violenta. Alla fine è naufragato nella azione più spettacolare, quantunque non del tutto imprevista: la congiura dei suoi. Eppure ha serbato un prestigio postumo inesausto e una forza di suggestione di lunghissima durata, che ne fa, già nel nome, un archetipo”. Luca canali, nel suo Giulio Cesare: “.....Cesare, il quale si proponeva di rafforzare la potenza romana, completamente alieno dall'attribuire a cause soprannaturali il determinarsi della storia, nutriva una profonda fede nella possibilità non solo di spiegarla ma anche di farla secondo intendimenti umani, cioè di attuare in essa la “giustizia umana” e non la provvidenza divina. Cesare è soprattutto un uomo d'azione che lotta per trasformare la realtà secondo criteri razionali. Il genio politico di Cesare consiste dunque in ultima analisi, nella capacità di vedere ormai giunte a maturazione, le condizioni perché si avviasse un processo rivoluzionario che superasse la città – stato per edificare uno stato universalistico”. La rivoluzione cesariana altro non è che l'adattamento alle possibilità reali di tutte le precedenti esperienze rivoluzionarie tendenti ad affermare esigenze spesso non soltanto particolari ma corrispondenti anche agli interessi dello Stato Romano nel suo complesso, in contrasto con l'irrazionalità dell'organizzazione sociale e statale tradizionale, che si rivelava inadeguata alla realtà ed ai confini nuovi che le stavano di fronte. Cesare percorse integralmente la carriera politica, o cursum honorum, cioè ricoprì tutte le cariche tradizionali, ma questo legame con la tradizione fu contrassegnato da una sorta di “sovversivismo moderato”, che va dalla più che probabile conoscenza/adesione della congiura di Catilina alla guerra civile di fatto contro il Senato che in quella fase rappresentava gli interessi più retrivi e conservatori della oligarchia aristocratica. Cesare fu pertanto al tempo stesso rispettoso della tradizione politica e istituzionale romana, ma anche profondo riformatore con sfumature rivoluzionarie. La politica di Cesare corrispondeva alle nuove esigenze che Roma e la sua politica a carattere mondiale doveva affrontare, le prove le riceviamo dal fatto che quella politica continuò con il suo “partito” e, con la vittoria di Ottaviano della nuova guerra civile, la sua opera ebbe compimento. Nasceva l'Impero di Roma. La figura di Cesare dominò per decenni la vita politica, culturale e militare di Roma e portò a sintesi tutta una scia di questioni e problematiche sociali ed istituzionali che si erano poste precedentemente, per inserirle in un quadro generale ed organico. La stessa rivoluzione dei Gracchi e l'insurrezione catiliniana, vengono assunte dalla politica cesariana, declinate nel nuovo contesto storico e politico, private delle scorie utopistiche e particolaristiche che contenevano e inserite in una prospettiva statale, non più soltanto in una dimensione di parte politica. In questo Cesare, dunque, fu non solo capo di partito “popolar-democratico” ma anche indiscutibile uomo di stato. Il progetto politico di Cesare, adeguare le istituzioni di Roma alla sua nuova dimensione mondiale, esigeva che alla capacità di analisi della realtà fosse abbinato un grande sogno e il grande sogno, per realizzarsi, aveva bisogno che il suo nuovo esecutore non fosse bloccato da pregiudizi ideologici o religiosi, ma che fosse libero nel vivere e nel decidere. Cesare è l'innovatore più conseguente dei suoi tempi, non soltanto per la capacità di lettura della realtà e l'efficacia della sua iniziativa politica, ma anche per la sensibilità e la curiosità alle più avanzate tendenze culturali del suo tempo (filosofia epicurea indirizzo attacista ed estimatore della scuola neoterica). Giulio Cesare, genio politico duttile ed energico, dotato di straordinario carisma, innovatore e rivoluzionario, uomo colto e raffinato, scrittore superbo, generale e soldato valoroso e geniale, ha affascinato studiosi e appassionati di storia e su di lui possediamo numerose testimonianze sia da fonti dirette, ad esempio Tacito e Svetonio, sia dalla sterminata biografia di cui è oggetto, cosi ricca di interpretazioni, anche contrapposte: indubbiamente la larga maggioranza dei suoi studiosi gli riconosce comunque il merito di essere stato un politico di vertiginoso livello, cioè “Il figlio più grande di Roma”. BREVE CRONOLOGIA DELLA VITA DI CESARE Caio Giulio Cesare nacque fra il 102 ed il 100 a.C. (molti indicano la data del primo luglio 101 a.C.). Di famiglia aristocratica, militò tuttavia sin da giovanissimo nel partito popolare. Svolse il servizio militare in Asia e subito dopo si affermò come uno dei più grandi oratori del suo tempo. Nel 68 cominciò il cursum honorum con la carica di questore. Nel 65 fu sospettato di aver preso parte alla congiura di Catilina, che difese in Senato, in una coraggiosa quanto isolata posizione. Successivamente ricoprì gli incarichi di Pontefice Massimo, pretore, propretore in Spagna. Costituì con Crasso e Pompeo il primo triumvirato. Ormai era il capo riconosciuto del partito popolare. Fu eletto console nel 59, poi proconsole in Gallia per un quinquiennio. Furono gli anni delle guerre espansionistiche e della romanizzazione dell'Europa narrate nel “De bello gallico”. Nel 56 a Lucca un nuovo accordo con Pompeo e Crasso superò una difficile crisi politica e ricostituì il vacillante triumvirato. Nel 53 muore Crasso, ucciso dai Parti. Il triumvirato si spezza e nasce l'antagonismo con Pompeo, che nel frattempo diventa l'uomo più rappresentativo dell'oligarchia senatoria e del partito aristocratico. Scoppia la guerra civile. Cesare sconfigge definitivamente Pompeo a Farsalo e ne narra le vicende nei commentari “De Bello civili”. Continua la lotta contro l'oligarchia, che prosegue nelle campagne d'Egitto, in Africa e in Spagna, riportando la vittoria definitiva. Cesare è ormai il fulcro della vita politica mondiale, “dittatore perpetuo”, impegnato nella grandiosa riforma dello Stato romano. Alla vigilia della partenza per la guerra contro il potente impero dei Parti, fu ucciso a tradimento in Senato il 15 marzo del 44 da tutti coloro che avevano beneficiato della sua politica di “clementia”, compreso suo figlio naturale Bruto. L'assassinio politico più famoso della storia apre una nuova fase della guerra civile, fra Ottaviano e Marco Antonio, al termine della quale finisce la Repubblica ed inizia il Principato. Condividi