VOGLIAMO TORNARE NEI LUOGHI DEL LAVORO. PER ASCOLTARE.
Ho letto l'articolo "Dove l'acciaio si è fuso. Nella Lega" di Carmine Fotia, uscito su L'Espresso di oggi. Il sottotitolo è "Nella Terni operaia che ha voltato le spalle al Pd per abbracciare Salvini".
Nell'analizzare il contenuto dell'articolo, partirei da un presupposto: i lavoratori non voltano le spalle ai partiti. Al più, sono i partiti che voltano le spalle ai lavoratori. Questa osservazione, che è certamente semplicistica e parziale, raccoglie però l'essenza della mia critica a gran parte dell'articolo, da cui traspare superficialità di analisi, tendenza a complicare concetti semplici e la consueta, fastidiosa, supponenza tipica del miglior intellettuale di passaggio a Terni.
Per una buona metà dell'articolo, sembrano emergere sostanzialmente due principali cause dell'allontanamento degli operai dalla sinistra ternana: (1) la cattiva gestione finanziaria da parte della giunta Di Girolamo e (2) la (percepita) emergenza migranti sul suolo comunale. Una visione a mio modesto parere molto approssimativa, che manca completamente il bersaglio, basata su poche battute raccolte all'uscita della mensa TK-AST ed una breve visita all'interno degli stabilimenti dell'acciaieria.
In particolare, in merito alla seconda delle cause identificate (questione immigrati a Terni), Fotia richiama con ironia anche le recenti, poco felici uscite del consigliere regionale Fiorini. Una ironia altezzosa che prova a sminuire (senza successo) piuttosto che a criticare con logica.
L'articolo si potenzia poi nella seconda parte, ma solo per merito di alcuni intervistati che affrontano il tema con maggiore lucidità. Tra questi, reputo molto significative le parole di Eugenio Raspi che dice <<Oggi è tutto cambiato: si è spezzata l'identità tra l'operaio e il prodotto del suo lavoro mentre la sinistra si è allontanata dalle condizioni materiali degli operai>>. Non posso non condividere questo pensiero.
La sinistra ternana ha perso i lavoratori e gli operai perchè non li rappresenta più, non capisce i loro bisogni materiali, ha abbandonato i loro luoghi di lavoro. La sinistra ternana ha perso i lavoratori e gli operai perchè, nella sua supponenza ideologica, sminuisce il loro lavoro pratico e il "mito del lavoro ben fatto".
Bisogna ripartire della cose semplici, dal contatto umano. Bisogna ritornare nei luoghi del lavoro e nelle periferie.
Gianni Cuperlo, in un altro articolo sullo stesso numero de L'Espresso, è d'accordo nel dover tornare in questi spazi fisici. Si domanda, però: a dire cosa?
A dire niente, Gianni, a dire assolutamente niente. A stare zitti, per una volta, e ad ascoltare nel profondo cosa hanno da dirci quelle persone che oggi rappresentiamo solo per darci un tono.
Michele Martini, Vice Presidente di Terni Valley

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