PERUGIA - La polizia scientifica ha lavorato con il "massimo scrupolo" durante i vari accertamenti svolti nel casolare di Via della Pergola, tanto da fare escludere qualsisi tipo di contaminazione della scena del crimine. E' quanto ha spiegato il direttore della Polizia scientifica, Alberto Intini, durante la sua deposizione davanti alla Corte d'Assise di Perugia nel processo che vede imputati Raffaele Sollecito e Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher.
Intini ha spiegato che "in questa indagine non e' stata trovata una sola impronta dattiloscopica, un profilo genetico o una impronta di calzari riferibili agli operatori della polizia scientifica operanti". E ha aggiunto: "La polizia scientifica ha messo in campo il massimo delle potenzialita' in tutti i settori impegnati".
Intini ha spiegato che l'obiettivo degli esperti, nell'immediatezza del loro intervento, e' quello di congelare la scena del crimine, acquisire tutti gli elementi affinche' non siano dispersi o deteriorati e curarne la conservazione: "La poliizia scientifica agisce al fine di ridurre al minimo un possibile inquinamento della scena".
Nel corso degli accertamenti nel casolare, ha proseguito Intini, e' stato utilizzato la Sferon, una particolare apparecchiatura che ha permesso di scannerizzare l'ambiente fornendo una ricostruzione virtuale delle varie stanze. Ricostruzione che ha consentito agli esperti di rientrare virtualmente decine e decine di volte nella casa del delitto e di cogliere anche i minimi dettagli.
Intini, tuttavia, ha parlato di probabilita' "fisiologica" che una scena del crimine possa essere contaminata, ma ha escluso che possa essersi verificata in questo caso: "In astratto e' possibile, ma fino a quando questa non e' dimostrata possiamo dire che non c'e'".
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