Grazie a Facebook mi sono reso conto.
di Andrea Colombo.
Ma chi l'ha detto che i social non servono? Io grazie a Fb mi sono reso conto di campare in un equivoco da 50 anni tondi.
Aspettando fiducioso l'imminente estinzione dello Stato, pensavo che, Stato per Stato, fosse meglio quello democratico che quello gestito da una congrega di burocrati e finanzieri controllati solo da se stessi. M'hanno spiegato che significa essere statalisti inveterati, giusto a un millimetro dallo Stato etico.
Pur confidando nella futura dittatura del proletariato, mi pareva comunque un passetto avanti una democrazia in cui la sovranità fosse assegnata al popolo, senza bisogno del visto di Berlino e di Bruxelles. Mi hanno fatto capire che vuol dire essere un nazionalista sfegatato, quasi una camicia nera.
Internazionalista ma convinto che il controllo sulle scelte economiche sia una discriminante senza la quale parlare di democrazia è una barzelletta sconcia, mi pareva sensato rivendicarne una sostanziosa parte. Almeno sino alla nascita di uno Stato transnazionale con in comune qualcosina in più della moneta. Mi hanno messo con le spalle al muro dimostrandomi che sono al fondo un lercio sovranista, di quelli che suolo e sangue è ancora poco.
Con tutta la dovuta intolleranza nei confronti della demagogia d'accatto, avevo tuttavia reagito con una certa irritazione a misure imposte dai santi protettori del continente, purtroppo andate tutte a scapito di una massa squattrinata di poveracci, precari e pensionandi a vita. Non immaginavo che implicasse l'essere un rozzo populista, stoffa con la quale son tessute le camicie brune.
Insomma senza Fb e i dotti compagni che di qui mi illuminano, non avrei mai scoperto di essere, come da lieve definizione del compagno sindaco di Messina, "un nazifascista".
Grazie!

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