“Il 25 Aprile rappresenta un appuntamento di altissimo valore civile e istituzionale che ricorda a tutti gli italiani una tappa fondamentale dello sviluppo storico e politico della vita nazionale”. Inizia così il messaggio istituzionale del presidente del Consiglio regionale dell’Umbria, Fabrizio Bracco, in occasione della Festa della Liberazione. “Con la sconfitta del nazi-fascismo, in seguito a un sanguinoso conflitto che diventò, nella sua ultima fase, guerra di liberazione – scrive Bracco - l’Italia riafferma la democrazia come valore assoluto e imprescindibile, consolida le proprie radici unitarie e getta le basi per una moderna Repubblica democratica. A 64 anni da quella ‘primavera della democrazia’ non celebriamo la vittoria di una fazione contro l’altra, ma la ripresa di un lungo e faticoso processo di costruzione dell’identità del popolo italiano che, avviato col Risorgimento e ripreso con la Resistenza, trova oggi la sua più alta espressione nella Carta costituzionale che ha in sé, sempre vivi e attuali, i valori più profondi della nostra storia”. Secondo il presidente del Consiglio regionale, la Resistenza, “come sancito anche nell’articolo 1 del nostro Statuto regionale”, rappresenta un punto di riferimento “essenziale nella formazione del sentimento nazionale, di una coscienza, di una cultura democratica, che occorre tenere viva nella memoria collettiva, poiché il suo appannarsi comporterebbe un danno civile pesante: la frammentazione del Paese e l’affievolirsi dello spirito pubblico repubblicano”. Bracco rivolge un pensiero “ai tanti italiani e ai tanti umbri, che 64 anni fa scelsero di schierarsi contro la dittatura e persero la vita. A quelli impegnati nella lotta antifascista prima e partigiana poi, ai militari che l’8 settembre si rifiutarono di combattere con gli eserciti nazista e fascista finendo internati nei campi di concentramento, a quelli che si opposero con le armi e ai tanti civili inermi vittime degli eccidi e delle stragi”. Ma il Presidente Bracco rivolge un pensiero di “umana pietà” anche per quegli italiani che caddero combattendo a fianco dei nazi-fascisti, “perché occorre separare le vicende umane e le scelte personali dalla storia che ha sancito la vittoria di quanti si schierarono dalla parte ‘giusta’, quella della democrazia e della libertà, contro quella ‘sbagliata’ della dittatura e della barbarie. Dalla parte dell’estensione dei diritti, dell’apertura, dell’inclusione sociale; contro il ristringimento dei diritti politici, civili e sociali, contro il principio di esclusione e la chiusura nazionalistica”. “Nei confronti di quanti ripropongono una rilettura di questo spaccato della nostra storia, per sbiadirne e deformarne il significato – conclude Bracco - faccio mio l’alto monito del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che, nel suo primo discorso al Parlamento sostenne che la Resistenza ‘non può appartenere solo a una parte della Nazione, bensì deve porsi al centro di uno sforzo volto a ricomporre, in spirito di verità, la storia della nostra Repubblica’”. Condividi