PERUGIA - Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov rimpatriata nel 2013 con la figlia Alua e poi entrambe tornate in Italia è arrivata al tribunale di Perugia per essere sentita con la formula dell'incidente probatorio nell'ambito dell'udienza preliminare sul suo presunto rapimento.

La donna, accompagnata dai suoi legali, è entrata nel palazzo di giustizia con passo veloce. Nessuna dichiarazione con i giornalisti in attesa.

L'incidente probatorio si svolge nell'ambito dell'udienza preliminare nella quale il gip esamina la richiesta di rinvio a giudizio, a vario titolo, per sequestro di persona, falso e abuso di ufficio a carico di sette tra funzionari e dirigenti della polizia. Tutti hanno comunque sempre rivendicato la correttezza del loro comportamento.

"Quello mio e di mia figlia Alua fu un rapimento", ha confermato la sua versione invece oggi Alma Shalabayeva che il 31 maggio del 2013 venne espulsa dall'Italia, messa su un aereo e rispedita in Kazakistan. La donna è stata sentita dal Gip Carla Giangamboni con la formula dell'incidente probatorio nell'udienza sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura nei confronti di 11 persone, accusate a vario titolo di sequestro di persona e falso: l'allora capo della squadra mobile di Roma e attuale questore di Palermo Renato Cortese, l'allora capo dell' ufficio immigrazione di Roma e attuale questore di Rimini Maurizio Improta, il giudice di pace Stefania Lavore, cinque poliziotti e tre funzionari dell'ambasciata kazaka di Roma.

"La signora Shalabayeva - ha detto l'avvocato Astolfo D'Amato - ha confermato la sua versione, punto per punto". L'udienza riprenderà il 30 maggio, quando toccherà alle difese.

 

 

 

Condividi