di Isabella Rossi
La pressione di un braccio intorno al collo esercitata da un aggressore alle spalle della vittima. Poi il corpo che cade a terra, tra il letto e l'armadio. Nessuno strozzamento classico ma un afferramento “all'americana” che avrebbe condotto alla morte di Barbara, presumibilmente dalla mezzanotte alla mezzanotte e mezzo di quel 24 maggio 2007.
Morte sopraggiunta, quindi, al di fuori di quell’arco temporale che fissava, secondo i periti dell’accusa, l’orario della morte tra le 22,30 e le 23,30. Solo una mezz’ora di scostamento ma un lasso di tempo sufficiente per l’alibi dell’imputato Roberto Spaccino, accusato di aver soffocato, presumibilmente con un cuscino, sua moglie Barbara Cicioni, all’ottavo mese di gravidanza quella sera di quasi due anni fa.
Dopo Francesco Bruno, sul banco dei testimoni martedì 14, questo martedì è stata la volta di Carlo Torre, il noto professore, responsabile all'Università di Torino del laboratorio di Scienze Criminalistiche, incaricato dalla difesa di Roberto Spaccino di dare il suo parere su cause e orario del decesso di Barbara Cicioni.
L’ipotesi del professore non dà rilevanza ad un elemento fondamentale nelle perizie dei medici legali Luca Lalli e Mauro Bacci: l’aumento di temperatura dovuto allo stato di gravidanza della donna. La più alta temperatura corporea e la maggior capacità del corpo di mantenere il calore dovuti alla gravidanza che avrebbero impedito, dopo il decesso, una diminuzione repentina della temperatura, secondo il professor Torre non sono dimostrabili,e anzi discutibili visto che non la gravidanza ma l'adipe sarebbe più idoneo al mantenimento del calore corporeo. Inoltre la letteratura scientifica a riguardo non considererebbe la gravidanza come variabile importante per la determinazione dell'ora del decesso.
L’ora dei rilievi, inoltre, secondo Torre corrisponderebbe non alle quattro di notte, bensì alle 4,49 come si evincerebbe da una foto che in quel momento ritrae Lalli con le sue assistenti all’opera nella villetta di Compignano. Anche la migrabilità delle ipostasi sarebbe, secondo il professore, un parametro non affidabile, mentre l’analisi del contenuto gastrico del tutto inutile per la rilevazione dell’orario del decesso. Nella dinamica dell’aggressione, ricostruita dal consulente della difesa, la vittima, una volta scorto un ladro in camera, si sarebbe alzata dal letto, sarebbe stata quindi aggredita da dietro, immobilizzata con un braccio al collo e con la mano tacitata. Da lì la lesione alla bocca procurata nell’atto di “tacitare o soffocare o entrambe”. Il soffocamento o una spinta avrebbero causato la caduta bocconi proprio sopra al pigiama trovato sotto la sua testa dall’infermiera Urli del 118.
Tuttavia le analisi delle macchie di sangue effettuate dal Ris su quel pigiama rosa, ben piegato per fare spessore tra il pavimento e il volto di Barbara, dicono che al di sotto c’era già del sangue. Questa circostanza, secondo il professore sarebbe da attribuire ad un inevitabile spostamento del cadavere. Spiegazione plausibile ma che non soddisfa completamente, visto che le macchie del pigiama sembrerebbero delineare un prima e un dopo che lo spostamento non considererebbe.
Rimangono inoltre irrisolti alcuni importanti elementi. Le macchie di sangue sul letto, quelle sul cuscino e sulle mani della vittima, cruciali nella ricostruzione di Bacci e Lalli, non sarebbero ricollegabili all’omicidio di Barbara, ma ad eventi scollegati secondo l’ipotesi di Carlo Torre, già consulente della difesa di Olindo e Rosa Romano e per un periodo della famiglia Franzoni nel caso di Cogne.
Tra i testi di oggi: due fisioterapiste di Fontecchio, un impiegato della Emu group di Marsciano e tre residenti di Cerqueto e Marsciano che hanno subito furti in casa, di cui due nel gennaio 2007. Prossime udienza 24 aprile, 11, 12, 14, 15 e 16 maggio, quando si prevede la sentenza.
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