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PERUGIA – Intervenire, di concerto con tutti gli Enti interessati (Comune di Marsciano, Regione Umbria, Arpa, Asl, Società di Igiene Ambientale S.I.A.), con un'indagine seria ed accurata sulla situazione ambientale del territorio marscianese, nella sua parte più interessata dalle problematiche legate al Biodigestore, verificando il reale stato di attuazione degli interventi migliorativi progettati in seguito al Protocollo d'intesa del 1995. E’ l’invito che il Consiglio provinciale di Perugia rivolge all’assessorato deputato alla gestione e controllo dell’ambiente attraverso un ordine del giorno approvata all’unanimità con 20 voti. Il documento era stato presentato dai consiglieri del Prc e del Pd e si occupava della “delicata situazione nelle frazioni marscianesi di Olmeto e S. Elena per la presenza di allevamenti e di un impianto per il trattamento dei reflui zootecnici (biodigestore) che, concepito nel 1983 per risolvere rilevanti problemi ambientali, ha finito col rappresentare un elemento di criticità per la qualità della vita”. L’impianto, progettato e finanziato dal Fondo Investimento Occupazionale per accogliere i soli reflui zootecnici del territorio, secondo quanto si riferisce nell’o.d.g., ha visto negli anni il conferimento, regolarmente autorizzato dalle autorità competenti, di liquami vari, sangue di mattatoi, urine umane esauste, lavaggi di caseifici provenienti da altri comuni, conservati in due lagune del volume di 160.000 metri cubi, svuotate annualmente per poter compiere il processo di fertirrigazione. “Questa rilevante quantità di materiali – si legge nel documento - in presenza di criteri di gestione che poco o nulla avevano a che fare con i propositi originari alla base del progetto, ha dato luogo, già negli anni '80-'90, a ripetute segnalazioni ed iniziative dei cittadini, tra le quali la costituzione di un Comitato cittadino antinquinamento”. E’ stata anche costituita nei primi anni '90 una Commissione paritetica che nel ’95 ha sottoscritto un Protocollo d'intesa con la richiesta di un intervento relativo all'adeguamento dell'impianto di depurazione. Intervento che avrebbe dovuto prevedere, tra le altre cose: l'allaccio all'impianto dei soli allevamenti del comune di Marsciano; il conferimento, per quanto riguardava i frantoi oleari, delle sole acque di vegetazione; soluzioni progettuali adeguate a garantire condizioni igienico-sanitarie sicure per quanto atteneva al conferimento, allo stoccaggio, al trattamento e alla distribuzione dei reflui residui; la ricostruzione di una fascia di bosco attorno all'impianto. “Nonostante l'erogazione da parte del Ministero dell'Ambiente di finanziamenti per più di 4 miliardi di vecchie lire – prosegue il documento - per l'adeguamento dell'impianto, gli interventi migliorativi portati a compimento non hanno sortito i risultati sperati, come attestato, tra l'altro, dal sopralluogo della USL del 04/07/1998. In contraddizione con la volontà chiaramente espressa dai vari soggetti firmatari del Protocollo d'intesa del 1995, sono stati prodotti alcuni atti ed omessi alcuni significativi passaggi. Per tutti questi motivi il Consiglio provinciale, attraverso l’o.d.g., chiede di “avviare un percorso partecipativo che porti, per quanto riguarda il territorio di Marsciano direttamente interessato, ad una soluzione condivisa per il trattamento dei reflui zootecnici, che concili le esigenze degli allevatori con quelle dei cittadini, evitando ampliamenti inutili, costosi ed impattanti del biodigestore esistente, i cui problemi persistono e si aggravano in una situazione di sottoutilizzo”. Si chiede inoltre di mettere in campo una proposta articolata per la risoluzione, a livello provinciale e regionale, del problema della valorizzazione dei reflui zootecnici, con la realizzazione di strutture adeguate ed ecocompatibili che evitino da un lato il ripetersi dei problemi qui rilevati, e dall'altro la concentrazione di tutti i reflui zootecnici nella zona del marscianese”. Condividi