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MAGIONE - I dipinti di Gerardo Dottori (Perugia, 1884-1977) fatti realizzare nel 1948 nella sala del Consiglio del Palazzo comunale di Magione dall'allora sindaco Publio Trento Bartoccioni tornano ad essere ammirabili. Il restauro ad opera di Mauro Masci, ha restituito all'opera di uno dei maggiori esponenti dell'aeropittura, la nitidezza dei colori ad esaltarne il fascino. L'inaugurazione e la visita guidata e' prevista sabato 25 aprile, preceduta da una conferenza stampa di presentazione che si terra' al Teatro Mengoni di Magione. Prevista la partecipazione di Massimo Alunni Proietti, sindaco di Magione, nonche', tra gli altri, di Carlo Colaiacovo, presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e Laura Lametti, Soprintendenza B.S.A.E. dell'Umbria. L'artista perugino Gerardo Dottori aderi' al Futurismo nel 1912 intensificando l'impegno nel gruppo che si riuniva nel Caffe' del capoluogo umbro detto 'Mezzabestia' (dal soprannome dato dai giovani di avanguardia al proprietario) per discutere del rinnovamento proposto dal manifesto di Marinetti che, due anni dopo, nel 1914, fu l'ospite d'onore della Serata futurista organizzata al Politeama Turreno di Perugia da cui scaturirono commenti contrastanti sui media dell'epoca. Dopo la guerra, si dedico', tra l'altro, alla scenografia (con Ricciardi al Teatro Argentina di Roma e poi al Teatro Turreno di Perugia) continuando lo studio di una pittura dilatata del paesaggio da cui origino' scaturisce 'Il Lago', esempio d'esordio di aeropittura 'statica' per arrivare, nel 1928 al 'Trittico della velocita'' opera spesso elogiata da Marinetti, che segna l'affermazione della visione aeropittorica. Rientrato a Perugia nel 1939, tra il '36 e il '38 insegno' all'Istituto d'Arte per poi essere incaricato della cattedra di Pittura all'Accademia di Belle Arti, divenendone direttore dal 1940 al 1945, successivamente prosegui' l'insegnamento di pittura fino al 1966. Alla fine del 1941 scrisse il Manifesto umbro dell'aeropittura, spiegando l'originalita' del suo linguaggio, pubblicato nella sua monografia con la prefazione di Marinetti edita da Edizioni futuriste di poesia. Dalla fine degli anni Quaranta intensifico' l'attivita' di decorazioni sacre e profane nella zona del Lago Trasimeno, come appunto, a Magione, vivendo tra dipinti e mostre la condizione d'isolamento comune ai superstiti del Futurismo. La riscoperta del movimento d'avanguardia lo vide impegnato nel 1951 nella prima personale del dopoguerra a Milano e successivamente nella prima mostra collettiva storica a Bologna. Nel 1957 dono' al Comune di Perugia cinque suoi lavori per costituire il nucleo della futura Galleria d'Arte Moderna. Condividi