DI MAIO IL PRESIDENTE AUTOINCARICATO.
di Alfonso Gianni.
Ho ascoltato pochi attimi fa la dichiarazione televisiva, fornita con ritardo per necessarie limature, espressa in perfetto politichese da Di Maio. Si può riassumere così, se ben capisco. Si sente il presidente del consiglio in pectore, anche se Mattarella non ha ancora dato alcun incarico; ribadisce la fedeltà atlantica e la questione siriana viene trattata come un'accelerazione per fare il governo (!); parla di un programma alla tedesca, facendo finta di non sapere che questo è stato il frutto di una trattativa fra la Cdu e ì'Spd, e non lo scritto affidato a un professore (di tutto rispetto, ma non è questo il punto) che dovrebbe mettere assieme unilateralmente punti di diversi programmi; oscilla tra Pd e Lega ( questo o quella come il duca di Mantova) con evidente preferenza per quest'ultima, con la quale avrebbe già misurato una "sinergia istituzionale", tradotto: le nomine in parlamento; ma l'ostacolo al matrimonio per un governo di "cambiamento" è la permanenza di Berlusconi; tradotto: Salvini sì, ma da solo - il nonno resta a casa - così è più debole. Altrimenti nuove elezioni. Che in effetti diventano più probabili. Al peggio non c'è fine.

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