di
Anna Maria Bruni
circolo Prc Massa Martana
Ore 11 di mattina, assemblea alla Casa dei popoli a Casa del Diavolo. Dopo aver letto i nomi delle vie che portano lì, “via dei fratelli Cervi”, “via dei martiri di Gubbio”, si insinua il sospetto che “pericolosi comunisti” siano stati marchiati a fuoco col nome del luogo, e quando arriviamo, si concretizza. La sala è gremita di almeno 300 “traviati dal diavolo”, ma non sembrano turbati, anzi. L’atmosfera è allegra e calorosa, i lavoratori della Merloni e della Limoni sono schierati alla presidenza, accanto il segretario nazionale Paolo Ferrero.
In sala tanti lavoratori e altri compagni della Federazione di Perugia, dei circoli e degli enti locali come Damiano Stufara, assessore provinciale al lavoro, Quercetti, omologo della provincia di Ancona, e poi il segretario provinciale Enrico Flamini, il segretario della Camera del Lavoro di Perugia, l’ex senatore Stefano Zuccherini, il segretario regionale Stefano Vinti.
In tanti hanno risposto alla chiamata per il “fondo di solidarietà e di resistenza” lanciato dal manifesto che pubblicizza l’iniziativa, fondo che prima di tutto va a sostegno dei lavoratori Merloni, in Cig a rotazione da tre anni, come spiega il lavoratore che apre l’assemblea e a quelli della Limoni, catena di profumerie, che “terziarizza” la produzione, racconta Nadia Capponi, lavoratrice assunta come apprendista a 29 anni con un contratto di 4 anni, per vedersi chiudere la fabbrica una settimana dopo.
“La speculazione sulla rendita – spiega Mario Bravi – qui significa che il costo dell’affitto dello stabilimento era più alto del costo del lavoro per 58 dipendenti. 72mila € al mese, 900mila euro l’anno”. “Bisogna tagliare le unghie alla rendita – dice il segretario - e per farlo dobbiamo ripartire dalla mobilitazione del 4 aprile, perché solo dalla provincia di Perugia – continua – in 50mila hanno detto No all’accordo separato”.
In provincia nei soli primi mesi del 2009 la Cig è aumentata del 900%, nel tratto appeninico che copre Gualdo, Gubbio, Nocera Umbra 4mila posti di lavoro in meno su 70mila abitanti e di fronte alle previsioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro, aggiunge Stefano Zuccherini, siamo solo all’inizio.
“50 milioni di disoccupati è il prezzo del modello di sviluppo capitalista, dice Zuccherini, e ad oggi il risultato è che il 58% dei lavoratori non arriva a fine mese”. L’Umbria, dove l’industria è fatta di piccole e medie imprese con alcune multinazionali come la Thyssenkrupp e l’Umbria Oli, il lavoro nero, i salari bassi, la precarietà, le morti sul lavoro sono all’ordine del giorno.
E l’attacco al mondo del lavoro dal governo Berlusconi è sostenuto da una Confindustria che non riesce neanche a prendere le distanze da un imprenditore come Del Papa, che pretende il risarcimento dai familiari delle vittime del rogo avvenuto all’Umbria Oli, così come richiesto dalla Cgil di Perugia, spiega ancora Bravi.
A specchio la provincia di Ancona, altra sede della Merloni, dice Quercetti, dove il 40% delle fabbriche fa parte dell’indotto e a cascata risente della crisi innescata dall’azienda leader nel settore elettrodomestici, che come “piano industriale” – dice ancora Zuccherini – ci fa leggere sui giornali dell’Umbria l’annuncio del curatore fallimentare ‘AA Merloni vendesi’".
Ma l’attacco non è portato solo al mondo del lavoro. Anche “il piano casa”, ricorda Damiano Stùfara, “è un progetto che non dà casa”, senza contare, aggiunge l’assessore provinciale Giuliano Granocchia, “che gli 8 miliardi di ammortizzatori sociali sono per la metà risorse sottratte alle politiche sociali. Il sostegno ai disoccupati come al disagio sociale – denuncia Granocchia – sono tutte risorse bloccate”.
E molto ancora è stato detto per descrivere le ricadute sul territorio di questa crisi, di cui Paolo Ferrero denuncia la logica di questo governo per uscirne, cioè la “guerra fra poveri”.
Ma questa non è la giornata per ripetersi le cause e gli effetti della crisi, bensì per rimboccarsi le maniche, per fare i fatti. Accanto al fondo di solidarietà che si raccoglierà oggi con il pranzo organizzato dalla Federazione di Perugia con i compagni di Casa del diavolo, si costituisce il Comitato anticrisi, per autoassistenza e mutuo soccorso, per alimentare il nesso tra sociale, partiti e istituzioni, per mettere in rete esperienze e rappresentanza, in tutta la regione e con le altre come la provincia di Ancona.
E accanto a questo le lotte, perché i lavoratori Merloni "non si arrenderanno", dicono, le tante vertenze da combattere, dice Bravi, picchetti contro gli sfratti, Stufara, una battaglia più dura da parte degli Enti locali verso il governo centrale, sottolinea Ferrero.
E ancora la proposta di Zuccherini di far tornare il TFR all’Inps per “nuovi modelli di stato sociale, perché nessuno dice che con questa crisi i fondi pensione sono carta straccia”, a cui si affianca Quercetti perché le rappresentanze sindacali dell’Inps funzionino.
E ancora lavorare a una proposta politica di prospettiva, alla riforma del mercato del lavoro e dell’istituto dell’apprendistato. Redistribuzione del reddito, intervento pubblico e Cig per tutti i lavoratori sono i tre punti che lancia Ferrero “su cui costruire un movimento di lotta, raccordando vertenze e fondi di resistenza, “per ricostruire comunità e legami sociali, ricominciando a fare i comunisti”.
Le tante canzoni cantate durante e dopo il pranzo, da "Bella ciao" a "Cara moglie" all'Internazionale, dicono che la voglia c'è.
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