Riprendere la parola.
di Vito Nocera.
RIPRENDERE PAROLA A PARTIRE DALLA LETTURA DEI FATTI
Forzando i troppi e imbarazzanti silenzi a sinistra ( vale per Leu come per il Pd e per chiunque altro ) credo sia utile riprendere parola e provare a delineare - almeno parzialmente - un percorso.
Sappiamo di essere all'esito di una lunga difficolta' che ha messo a nudo - non solo da noi - la matrice storico - sociale delle forze della sinistra e del socialismo.
E non solo queste ultime. Anche il pensiero critico del capitalismo tipico del cattolicesimo politico e', nonostante il brillante magistero di Bergoglio, da tempo ai margini nel tumultuoso cambio d'epoca che e' in corso.
In realta' sono le culture politiche storiche a mostrarsi al momento inadeguate a fronteggiare i caratteri inediti che stanno permeando le societa' contemporanee.
LE FORME DEL NUOVO NAZIONALISMO
Anche il nazionalismo in realta' non e' piu' quello di un tempo. Credere che, anche da noi, forze - pur differentemente - come oggi si dice - sovraniste , siano arroccate nei confini locali sarebbe da ingenui.
Senza Trump e la Brexit , per non dire della Russia di Putin e di tutto quello che fu l'ex Est europeo, neppure il il voto italiano di marzo ci starebbe stato.
Dunque a suo modo cio' che ormai si intravede e' una diversa forma di integrazione globale.
I NOSTRI FALLIMENTI E L'INTERNAZIONALE SOVRANISTA
Chi ha governato in questi anni di transizione delicata e difficile ha fatto fatica a gestire il dualismo tra spazio nazionale e sfera sovranazionale.
Li si e' aperta ( accentuata dalla bolla dei mutui scoppiata dal 2007 in America ) la crisi drammatica delle culture politiche storiche e con essa la crisi stessa della democrazia cosi come l'abbiamo conosciuta dal dopoguerra ad oggi.
E' in questa difficolta' che ha saputo insinuarsi la nuova proposta di integrazione globale del sovranismo contemporaneo.
La sua matrice di fondo e' una sola e delinea - per paradosso - una sorta di internazionale che nelle diverse realta' statuali modella forme politiche capaci di corrispondere a contingenze e storie nazionali e territoriali.
Se in Europa meridionale la spinta ha un segno autonomista ( l'indipendentismo catalano e perfino il sinistrismo di Tsipras ), nel blocco orientale degli ex paesi socialisti prevale, anche per ragioni economiche e storiche, un nazionalismo piu' duro, quasi da filo spinato.
IL COLLASSO DELLA ODIERNA INTEGRAZIONE EUROPEA
E' chiaro che in un quadro così, che ha trovato i suoi punti apicali in Occidente e in Oriente nelle nuove versioni degli Usa trumpiani e della Russia putiniana, l'attuale Unione Europea con le sue ossessioni e rigidita' monetariste, e' il classico vaso di coccio tra vasi di ferro.
Discettiano da tanto sulla composizione sociale e del lavoro mutate, dell'economia finanziaria che svetta sovrana, della diversa facoltà di funzioni dei singoli Stati dentro uno spazio piu' grande che che ne sussume ruolo e spessore. Della comunicazione, sofisticatissima ed esposta a manipolazioni insidiose.
E pero' questa riflessione non ha prodotto cose capaci di correggere e incidere. A suo modo invece l'altro, pur composito fronte , ha provato a delineare una strada.
Puo' non piacerci e non ci piace. Ma intanto, scompone interessi e blocchi sociali e i popoli
mostrano di esserne attratti.
LA RICADUTA ITALIANA DEL QUADRO DESCRITTO
E' per questo potere attrattivo globale che ha poco senso qui da noi meravigliarsi del rapporto Lega Cinque stelle ( al di la' se faranno insieme un governo ) o sproloquiare sulla necessita' o meno che il Pd interloquisca col Movimento di Grillo e di Maio.
Nessun elettore si scandalizza davvero per il bacio tra Luigi e Matteo perche' resta - al di la' delle differenze - una forza attrattiva globale che e' la stessa.
E nessuna dialettica interna al Pd e alla sinistra, su quale rapporto avere coi cinque stelle, potra' davvero spostare cose che stanno dentro un flusso potente che delinea una contesa sovranazionale piu' grande.
COSA FARE A SINISTRA?
La sfida vera, per le culture politiche che hanno perso forse, e' provare a capire se c'e' una strada da offrire ai popoli diversa dalla " internazionale " sovranista ma che vada in direzione diversa anche da quella incarnata attualmente dalla UE e dalla potenza tedesca.
Qualche tentativo in verita' c'e' gia' stato ed e' fallito.
Ci provarono i governi di centro sinistra degli anni '90 e duemila e i contemporanei movimenti cosidetti no global .
Sconfitte quelle stagioni l'ultimo appiglio rimasero i possibili cambi di maggioranza tra il 2012 - 2013 in Francia e Italia e , piu' di recente, il voto in Germania .
Si spero' che quei risultati auspicati potessero conferire una diversa traiettoria all'integrazione europea.
Sappiamo come e' andata.
L'esito italiano ( quel milione e passa di voti che all'ultimo scorcio, cambiando direzione impedì l'affermazione di Bersani) lascio' a se stesso un gia' fragile Hollande.
Quando e' arrivato il voto tedesco tutto era ormai mutato e piuttosto che un'Europa piu' sociale e distante dall'austerita' , e più politicamente integrata, all'ordine del giorno c'erano ormai tutt'intorno le spinte sovraniste, i muri, le chiusure, i dazi di frontiera.
Al punto che perfino la Merkel e' diventata obiettivo critico di questo insidioso vento vincente.
Un nazionalismo cosmopolita , così potremmo definire il sistema egemonico che attraversa oggi il globo e del quale la Cina - ormai prima vera potenza mondiale - resta a ben vedere il modello piu' forte.
Le diverse sinistre europee sara' a questo grande
nodo geopolitico mondiale che dovranno dare risposta elaborando una proposta per ritrovare ruolo e funzione.
I tanti, troppi, errori commessi si potevano certamente evitare con gruppi dirigenti diversi e piu' acuti.
Ma in ogni caso la partita di fondo era persa.
E ora e' a quella partita che bisogna guardare per sperare di poterne rimettere in forse il risultato.
Se le tante critiche che abbiamo fatto e facciamo alla ricetta populista sono davvero fondate presto l'Europa avra' urgenza di una sinistra ( socialista e cattolica ) in grado di intervenire sui guasti, anche sociali, del sovranismo e di dare un orizzonte di senso e un nuovo progetto di societa' e di convivenza al mondo globalizzato.
A questo , soprattutto, dovremo tutti da oggi badare a sinistra.
E con uno sforzo organizzativo popolare e plurale rigenerando il rapporto con la societa' e ritessendo un piu' persuasivo orizzonte europeo.

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