PERUGIA - “Sì a un maggior controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine tenendo però presente che una città è tanto più sicura, quanto più è vitale e animata con attività che coinvolgono i cittadini”. Riassume così il candidato sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, la sua idea di città vivibile e aperta al dialogo e, di conseguenza, più sicura. Proprio al tema della sicurezza Boccali ha voluto dedicare un seminario di approfondimento, che si è svolto nel pomeriggio di oggi nella sede del Cva di Madonna Alta, al quale sono intervenuti rappresentanti dell'Università degli Studi di Perugia ed esperti di antropologia e pedagogia, tra cui Tullio Seppilli e Gaetano Mollo, il responsabile del “Sistema interventi decentrati” dell’Associazione nazionale dei Comuni (Anci), Petrovich Nadan, e il sottosegretario agli Interni con delega all'immigrazione del Governo Prodi, Marcella Lucidi.
Durante l’incontro Boccali ha evidenziato che a Perugia, come in altre città italiane ed europee, i temi legati alla sicurezza dei cittadini, sono tra i più “caldi” di questi periodi. “Va ricordato – ha detto – che il bisogno di sicurezza non deve portare la comunità a chiudersi e rifiutare l’altro. Ciò vale per la nostra città, ma soprattutto per l’Umbria che si è sempre caratterizzata per lo spirito di accoglienza, pace e solidarietà. Ma il volto della città cambia – ha aggiunto – e bisogna adeguarsi a nuove situazioni e a dare risposte a nuovi bisogni. A Perugia, sempre più multietnica e con una presenza significativa di giovani che animano la città e che vanno protetti dal mondo legato alla criminalità e allo spaccio di sostanze, sarà incrementata l’attività di vigilanza urbana e garantito il presidio del territorio e la repressione delle attività illecite sollecitando il lavoro delle forze dell’ordine e riattualizzando il Patto della sicurezza di Perugia”.
Boccali ha posto anche l’accento sul rischio che deriva securitaria e repressione vadano a braccetto: “Bisogna stare attenti - ha detto - a non trasformare il controllo in repressione. E questo rischio diventa enorme se il controllo è autogestito”.
Per una città sicura quindi, nessuna ricetta miracolosa, ma il proposito “di coinvolgere i cittadini in prima linea nella creazione di eventi aperti, sicuri e finalizzati a conoscere anche lo straniero, attraverso il recupero delle aree urbane e l’animazione costante e quotidiana della comunità”.
Grazie ad una politica di accoglienza e di educazione alla diversità si abbassa la percezione del rischio sicurezza che, in una città come Perugia, sarebbe rimasto tutto sommato immutata negli ultimi anni. E’ quanto emerso nel corso del seminario sulla sicurezza organizzato dal candidato sindaco al Comune di Perugia, Wladimiro Boccali e che si è svolto nel pomeriggio. “Bisogna capire l’entità reale del rischio - ha avvertito l’antropologo Tullio Seppilli - e non confonderla con la sua percezione”. Ricordando come proprio politiche di allarme sociale abbiano dato origine ai regimi autoritari del secolo scorso, Seppilli ha affermato: “In un momento di crisi economica come quello attuale è facile per la collettività criminalizzare lo straniero. Ma ferme restando le leggi, che devono essere rispettate da tutti, il governo locale ha il dovere di favorire l’integrazione ed educare la collettività al diverso”.
“D’altro canto - ha ricordato Marcella Lucidi - l’immigrazione è un fenomeno prepotente che non va ostacolato, ma ben governato se si vuole abbassare la soglia dell’insicurezza. Non solo gli stranieri costituiscono una componente importante della forza lavoro italiana - ha affermato – ma, in un momento di difficoltà come quello attuale, potrebbero addirittura attivare quel dinamismo economico che tanto gioverebbe ai nostri bilanci. Per fare ciò bisognerebbe allungare la durata dei permessi di soggiorno e il tempo di ricerca del lavoro, eliminare i tempi burocratici e ovviamente garantire il rispetto delle regole”.
Sull’educazione ha invece insistito Gaetano Mollo, che ha ricordato il ruolo strategico delle scuole dell’infanzia in una politica orientata alla sicurezza. “Se da un lato il cittadino per sentirsi sicuro deve avere la possibilità di ritrovarsi in piazze e in vie accoglienti, sedendosi su una panchina a leggere il giornale o parlare con un amico, avendo la tranquillità di avere al suo fianco un vigile, dall’altro lato i programmi scolastici debbono porre al centro le politiche collaborative e partecipative. Soltanto così si alleva una generazione più sicura e abituata alla diversità”.
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