ROMA - A mattina ormai inoltrata, dopo un'orgia notturna di exit poll, instat poll, proiezioni varie che non facevano capire nulla, ancora lo scrutinio delle schede è ben lontano dall’essere completo, ma le indicazioni venute dal voto degli italiani si infine fatte chiare: l’Italia è un Paese ingovernabile. Il Movimento 5 Stelle dilaga, soprattutto al Sud. E’ il primo partito in assoluto (al momento sfiora il 32% alla Camera), ma non ha i numeri per governare. Quella de Centrodestra, con oltre il 37% delle preferenze, è la prima coalizione: trainata da Salvini al 18%, fa il pieno al Nord, ma non supera la soglia fatidica del 40% necessaria per far scattare il premio di maggioranza.

Di contro, il vero sconfitto, il Pd di Renzi, crolla dappertutto: adesso viene dato al 19% (per molto meno Bersani fu fatto fuori) e la coalizione fatica a conservare quota 23%. Una disfatta che per di più non viene compensata dalla nuova Sinistra, con Liberi e Uguali che racimola un modesto 3.36%.

A scrutinio ultimato avremo probabilmente qualche ritocco in più o in meno, per tutti, ma questa è la sostanza delle cose: si apre per il Paese una destabilizzante e pericolosa fase politica alla quale occorrerebbe mettere fine al più presto, ma non si capisce come ci si possa riuscire.

I tempi sono ristretti, queste le tappe principali da rispettare

8-9 MARZO. I nuovi deputati e senatori potranno cominciare a registrarsi in Parlamento dove gli verrà consegnato il tesserino.

23 MARZO. Prima seduta delle nuove Camere. Per scegliere chi presiederà questo primo appuntamento delle nuove assemblee i regolamenti parlamentari fissano criteri diversi. A Palazzo Madama l'onore spetterà al senatore più anziano, che è l'ex presidente della Repubblica e senatore a vita Giorgio Napolitano (93 anni). Alla Camera, invece, a dirigere la prima seduta sarà il vicepresidente della passata legislatura che ebbe più voti: se sarà rieletto toccherà al Pd Roberto Giachetti (ebbe 253 voti), altrimenti si passerà al cinque stelle Luigi Di Maio (173 voti) e quindi a Maurizio Lupi (145 voti). Se tra i nuovi deputati non ci dovesse essere nemmeno un ex vicepresidente, al.lorà sarà chiamato a presiedere il deputato più anziano.

L'ELEZIONE DEI PRESIDENTI DELLE CAMERE: La prima seduta sarà dedicata alla proclamazione degli eletti e all'elezione dei nuovi presidenti. Al Senato si farà presto, massimo due giorni:se dopo tre votazioni nessuno supera la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i due più votati. Alla Camera, invece, i tempi possono essere più lunghi:per eleggere il nuovo numero uno dell'assemblea serve la maggioranza dei due terzi nei primi tre scrutini, poi la maggioranza assoluta, e si andrà avanti così fino alla fumata bianca che non sarà facile accendere.

25 MARZO: entro questa data i parlamentari devono aver comunicato a quale gruppo vogliono appartenere.

27 MARZO: entro questa, invece, i gruppi parlamentari dovranno eleggere i loro presidenti.

FINE MARZO-INIZIO APRILE: una volta eletti i presidenti di Camera e Senato e formati i gruppi parlamentari, il premier Gentiloni rassegnerà le dimissioni e partiranno al Quirinale le consultazioni per la formazione del nuovo governo. La settimana di Pasqua (che quest'anno cade il primo aprile) non dovrebbe bloccare i lavori. 

Al Quirinale saliranno i neo eletti presidenti delle Camere, gli ex capi dello Stato e i rappresentanti dei gruppi parlamentari. Al termine Mattarella deciderà il da farsi: incarico esplorativo (se la situazione dovesse essere ancora confusa) o incarico pieno, per formare il nuovo governo. Nel frattempo continuerà a governare Gentiloni, in carica per gli affari correnti.

IL NUOVO GOVERNO: se l'incaricato scioglierà la riserva, presenterà la lista dei ministri al presidente della Repubblica, dopo di che giurerà con la sua squadra al Quirinale e andrà alla Camera e al Senato per ottenere la fiducia. Se invece rinuncerà ci saranno nuove consultazioni e un nuovo incarico.

Una volta ottenuta la fiducia dei due rami del Parlamento il governo non avrà altri adempimenti da compiere e potrà cominciare il suo lavoro

 

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