di Roberto Bertoni.

Il PD, ex partito della sinistra, o del centrosinistra che dir si voglia, ex soggetto riformista, ex "partito del secolo" (secondo una definizione di Bersani quando era segretario) ed ex comunità politica in grado di riunire e dar dialogare le differenti culture progressiste del nostro Paese, si è definitivamente dissolto al momento della presentazione delle liste in vista delle imminenti elezioni. Quando è stato chiaro a tutti che a Renzi della storia, dei valori, della cultura e della tradizione della sinistra italiana non importa assolutamente nulla, in quel momento, molti di coloro che un anno fa si scagliarono con parole di fuoco contro i bersaniana pronti alla scissione, improvvisamente si sono accorti che l'uomo di Rignano non è propriamente uno statista e, soprattutto, che non è solito mantenere le promesse. Persino Verdini si è lamentato di lui, asserendo sconsolato che non rispetta la parola data, il che, povero Denis, ci fa quasi venire voglia di esprimergli sincera solidarietà.
Senza contare quelle schiere di parlamentari uscenti e non rientranti che, dopo anni trascorsi a lodare qualunque porcheria e a bastonare selvaggiamente chiunque osasse dissentire, come se niente fosse scoprono che i vecchi compagni d'avventura non avevano poi tutti i torti. Potrei stilare un elenco di nomi lungo da qui a Calcutta ma non avrebbe senso, dunque preferisco evitare ed esprimere umana pietà nei confronti di questi personaggi di second'ordine, sul cui livello di dignità è opportuno sorvolare ed il cui spirito critico si è improvvisamente riacceso nel momento in cui si son visti sfilate l'agognata poltrona da sotto le terga.
Il punto, tuttavia, non è personale ma politico. Renzi, infatti, ha pensato bene di presentare delle liste a sua immagine e somiglianza, così da garantirsi fedeltà assoluta e disponibilità a compiere qualunque azione venga comandata dall'alto da parte di una pattuglia di nobiluomini che senza di lui, in molti casi, non brillerebbe nemmeno sotto i riflettori dello Stadio Olimpico. Non solo: basta scorrere le liste presentate per rendersi conto che il Partito della Nazione è ormai un dato di fatto, che il PD come lo avevamo immaginato, sognato e realizzato, pur con tutti i suoi difetti, nel 2007, non esiste più e che il prossimo e definitivo passo sarà lo smantellamento della sigla stessa e del simbolo di quel vecchio e affascinante partito per costituire un soggetto unico con quel che resta di Forza Italia, nella speranza di raccogliere l'eredità di Berlusconi una volta che questi, per ragioni d'età, sarà costretto a ritirarsi dalla scena (se mai accadrà). Forza Italicum, dunque, è ormai realtà: lo spregiudicato disegno renziano, iniziato con le predicazioni leopoldine, passato attraverso le primarie perse e poi, purtroppo, vinte a cavallo fra il '12 e il '13 e consolidatosi definitivamente lo scorso 30 aprile, in occasione delle primarie lampo stravinte dal nostro eroe contro due avversari sconfitti in partenza, ha nelle liste presentate in questi giorni il proprio punto d'approdo. Ciò che non ha capito l'illustre personaggio in questione, al pari degli altri protagonisti del Giglio Magico, è che difficilmente riuscirà a far accettare questa svolta a buona parte dell'elettorato: lo zoccolo duro lo seguirà, i fedeli esistono anche fra gli elettori e qualcuno che vota per abitudine c'è ancora, per carità, ma la massa secolarizzata e sfiduciata di ragazze e ragazzi che il 4 dicembre 2016 hanno votato NO al referendum non prenderebbe in considerazione il PD nemmeno se l'alternativa fosse un'invasione aliena. Perché il PD, come detto già in altre occasioni, è quel partito che, sostanzialmente, chiede alle nuove generazioni di lasciarsi educare con la Buona scuola per lasciarsi poi sfruttare meglio tramite il Jobs Act, di accettare la distruzione dell'ambiente a suon di trivelle e del paesaggio a suon di colate di cemento, di accantonare del tutto la questione morale di Berlinguer, di rinunciare ai propri sogni e alle proprie speranze per convertirsi ad un pragmatismo cinico e privo di ogni respiro, di accantonare ogni illusione e di diventare anzitempo dei pessimi adulti dopo una gioventù mai vissuta e, di fatto, dissipata rincorrendo prospettive di carriera che mai si apriranno davvero, a meno che essi non decidano di assoggettarsi totalmente al pensiero unico dominante. Insomma, il PD è un partito ostile ai giovani e alle loro esigenze: un partito che difende chi già sta bene, che premia i ricchi e penalizza gli ultimi, che introduce ostacoli a non finire per chiunque provi ad emergere facendo leva sulle sue sole forze e che ha introdotto nella società una cattiveria di tipo nuovo, ancora più pervasiva e pericolosa di quella instillata per vent'anni da Berlusconi.
L'aspetto risibile di questa vicenda è anche un altro: i due esecutori materiali delle riforme cardine renziane, Poletti e la Giannini, nessuno si è nemmeno sognato di ricandidarli mentte la madrina delle riforme, al secolo Maria Elena Boschi, è stata spedita in Alto Adige, nella speranza che i sempre filo-governativi esponenti dell'SVP decidano di gettare il cuore oltre l'ostacolo e sostenerla, al netto dell'oceano di dubbi che sta affiorando persino fra i dirigenti storici di quel soggetto politico. Basterebbe questo per esprimere un giudizio conclusivo sulla stagione renziana: un fallimento totale di cui persino loro sono consapevoli, anche se non lo ammetteranno mai né si sogneranno minimamente di cambiare atteggiamento, andando incontro ad un risultato elettorale in confronto al quale il 25 per cento di Bersani, per anni sbertucciato dai renziani, apparirà un miraggio. Dopodiché, magari, daranno, come detto, vita ad un ennesimo parecchio di larghe intese a guida Gentiloni o Tajani o chi per loro, riuscendo così nell'impresa di consegnare al M5S i pochi elettori non ancora del tutto disgustati da questo andazzo e di favorire, si spera, persino la rinascita di una sinistra degna di questo nome della quale Dio solo sa quanto ci sarebbe bisogno in questa fase storica.
In ogni caso, e questo è il lato più positivo della vicenda, getteranno la maschera e faranno finalmente chiarezza, con buona pace della frottola del voto utile contro la destra, oltretutto dopo aver negato per anni l'esistenza stessa della medesima, al pari, ovviamente, della sinistra, e dopo averla introiettata e scelta come interlocutore principale, se non unico.
Il PD è morto, dunque. Viva il PD!

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