L'AQUILA - Le scosse di terremoto non si fermano ma procedono gli accertamenti sull'agibilità delle case, mentre l'inchiesta della magistratura sull'accertamento delle eventuali responsabilità muove i primi passi e trova i primi testimoni pronti a farsi ascoltare dalla procura. Intanto oggi è attesa all'Aquila il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini: il calendario scolastico dell'Abruzzo, sconvolto dal terremoto, prevede che le scuole riaprano il 16 aprile.
Per il capoluogo dovranno funzionare strutture di emergenza come le tende, ma anche in alcune aree delle altre province abruzzesi il rientro a scuola è in forse a causa delle verifiche necessarie a garantire l'agibilità degli istituti. All'Aquila nella giornata di ieri, tra le abitazioni sottoposte a verifica, la quota degli alloggi non più agibili é salito dal 30% al 53%: in media una su due di quelli controllati. Complessivamente, anche oggi, saranno 1.500 i tecnici al lavoro per compilare le schede da sottoporre alla valutazione della protezione civile.
L' obiettivo, per il presidente della Regione Gianni Chiodi, è far lasciare le tende e gli alberghi agli sfollati prima dell'arrivo dell'inverno. Nel frattempo la procura della Repubblica dell'Aquila si prepara ad ascoltare i primi testimoni: tra questi Carmela Tomassetti, la 23enne fuggita allarmata dalla casa dello studente una settimana prima del sisma. L'altro edificio toccato dall'inchiesta è l'ospedale San Salvatore, i cui pilastri sarebbero stati realizzati senza staffatura. Anche dagli accertamenti sulle macerie sequestrate e custodite in un capannone si attende delle risposte il procuratore Adriano Rossini che pure ieri ha rinnovato la sua messa in guardia sul rischio di infiltrazioni mafiose nella ricostruzione.
PRESTO PRIMI TESTIMONI, ACQUISITI REPERTI
Quando il procuratore dell'Aquila Adriano Rossini parla di ''testimoni che verranno sentiti nelle prossime ore'' e cita in particolare ''una ragazza'', ha in mente un volto, quello inquadrato dalle televisioni all'indomani del terremoto, e accuse precise: ''la casa dello studente doveva essere chiusa. L'avevo detto''.
La giovane che si annuncia come il teste-chiave dell'inchiesta avviata dalla procura dell'Aquila sui crolli del terremoto si chiama Carmela Tomassetti, ha 23 anni ed e' fuggita dalla casa dello studente una settimana prima della devastante scossa del 6 aprile. Non intende sottrarsi alle sue responsabilita' ed e' pronta a ripetere davanti ai magistrati che quel palazzo era inagibile e che nessuno ha voluto ascoltare l'allarme che lei stessa aveva lanciato.
''La casa dello studente doveva essere chiusa'', denuncia la giovane, parlando con l'ANSA. ''Lo ripetero' davanti ai magistrati che so per certo mi ascolteranno. Voglio giustizia per tutti gli amici che sono morti. Ho chiesto un sopralluogo il 30 marzo e mi hanno detto che era tutto a posto. Chi ha sbagliato deve pagare''. Con gli interrogatori dei testimoni, l'inchiesta della procura entra nel vivo. E' un'inchiesta, ha confermato oggi il procuratore Rossini, ''a 360 gradi'', riguardante cioe' non solo le presunte responsabilita' nei crolli degli edifici, ma anche l'eventuale sottovalutazione del rischio: l'importanza attribuita alla testimonianza di Carmela e' li' a dimostrarlo.
Polizia e carabinieri, con l'ausilio di un pool di tecnici, gia' da giorni sono alle prese con il prelievo di materiali: i resti dei palazzi crollati e le carte che ne ricostruiscono la ''vita'' (appalti, verifiche, collaudi) sommerse esse stesse dalle macerie e quindi difficili da ritrovare. La gente, quando li vede, chiede ''giustizia'' e offre collaborazione, anche se finora non sono state presentate denunce formali: ''non ne abbiamo ricevute - afferma il pm Rossini - ma tanto procediamo d'ufficio. Siamo arrabbiati: tutta quella gente poteva non essere morta''.
''Abbiamo un capannone intero pieno di reperti che sono stati sequestrati'', aggiunge il procuratore, che in mattinata ha fatto il punto con i suoi sostituti negli uffici che gli sono stati messi a disposizione nella scuola della Guardia di Finanza, la Cittadella delle Istituzioni (''l'inchiesta e' complessa e anche noi siamo sfollati, ma per il momento bastiamo'', assicura il pm). Rossini non dice se verranno sequestrate anche intere aree (''vedremo quello che servira'''), ma conferma che sono stati affidati gli incarichi ai periti e che, al momento, non ci sono iscritti nel registro degli indagati. Si indaga sempre per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, ma non e' escluso - viene sottolineato in ambienti vicini all'inchiesta - che l'ipotesi di reato possa prossimamente aggravarsi. Lo stesso procuratore parla di ''responsabilita' penali molto importanti''. E aggiunge: ''Come dice il presidente della Repubblica c'e' una responsabilita' diffusa: ma poiche' quando sono responsabili tutti non paga nessuno, noi cercheremo di individuare le singole colpe''.
Nel mirino degli inquirenti ''gli edifici in cui si sono avuti piu' morti e quelli pubblici'', a cominciare dall'ospedale. Oggi, un forte atto d'accusa arriva da Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila e pure medico. Il problema, dice, non e' l'agibilita' o l'accatastamento - ''che sono questioni burocratiche'' - ma ''come e' stato fatto. L'ospedale non sarebbe crollato se fosse stato fatto a regola d'arte. Andate a vedere come sono i pilastri''.
Come sono? ''Non c'e' la staffatura. Il ferro uscito fuori e' tutto storto. Datemi retta, l'agibilita' prima o poi si sarebbe ottenuta, ma l'ospedale sarebbe crollato lo stesso''. ''Quella struttura e' uno dei punti principali del nostro lavoro'', conferma il procuratore Rossini. ''C'e' gia' stata un'inchiesta parlamentare, di cui abbiamo acquisito i risultati. Ora andiamo avanti per conto nostro''. Responsabilita' dei vertici della Asl? ''Non posso certo dire ai giornalisti se ci sono responsabili, facendo nomi e cognomi, prima di iscriverli nel registro degli indagati'', taglia corto Rossini.
PROCURATORE: SU OSPEDALE ACQUISITE RELAZIONI CAMERE
''Questa e' l'Italia che ci siamo guadagnati, con la disattenzione''. A parlare e' il procuratore capo dell'Aquila, Alfredo Rossini, che dai microfoni di 'Radio 24', a proposito dell'ospedale San Salvatore risultato agibile solo in parte, fa sapere di aver ''acquisito le relazioni della commissione d'inchiesta del Parlamento di qualche anno fa per verificare eventuali responsabilita' penali''.
''Controlleremo non le singole strutture ma - dice il procuratore - tutta la filiera degli edifici crollati, da quando e' stato fatto l' appalto, da chi ha costruito, ai progettisti, a chi ha fatto i collaudi''. Nel fare un punto sull'indagine per accertare anche eventuali responsabilita' sui mancati controlli di prevenzione sugli edifici crollati a causa del terremoto, Rossini sottolinea che quella in corso ''e' la madre di tutte le inchieste. Arriveremo a risultati senza poi doverci rimproverare perche' saremo stati imprecisi. Quello che faremo e' qualcosa di cui non ci dovremo vergognare''.
Alla domanda, infine, se ci sia bisogno di nuovi magistrati all'Aquila per condurre l'inchiesta, Rossini risponde: ''Pensiamo di poter fare abbastanza da soli, senza la confusione che puo' venire da persone che vengono per fare volontariato. In magistratura il volontariato ha poco spazio''.
CHIODI A PM: ALLARME MAFIA NON E' CONCRETO
L'allarme sull'infiltrazione della criminalita' organizzata nella ricostruzione in Abruzzo ''non e' una preoccupazione concreta'', dice il presidente della Regione, Gianni Chiodi. Parole che stridono con quanto affermato ieri dal procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso e, oggi, ribadito dal procuratore dell'Aquila, Alfredo Rossini: ''rispetto al fiume di soldi che arrivera' supponiamo che i mafiosi non saranno distratti''. Quella dei tentacoli della Piovra sul business della ricostruzione ''e una paura, un'ansia - dice il governatore - che deriva da quello che alcune volte e' accaduto nel nostro Paese. Pero' i tempi sono cambiati: questo e' l'Abruzzo e, soprattutto, non c'e' nemmeno un principio di indizio per dire queste cose''.
''Capisco pero' che fa leggere i giornali'', osserva il presidente della Regione, che si dice convinto che la magistratura ''fara' un buon lavoro'', anche se aggiunge di aver ''sempre apprezzato la magistratura che parla per atti, perche' di solito sono i politici a parlare per annunci, per progetti, per intenzioni''. Del pericolo di infiltrazioni mafiose, in effetti, sono piene le cronache. Oggi ne ha riparlato il procuratore Rossini, che ha avuto un colloquio telefonico su questi temi con Pietro Grasso.
''Noi non possiamo dire - afferma il pm - che abbiamo gia' trovato interessi mafiosi nella ricostruzione, perche' la ricostruzione ancora non e' partita. Abbiamo pero' supposto che siccome in Abruzzo, come abbiamo gia' dimostrato con l'inchiesta sul cosiddetto tesoro di Ciancimino, ci sono delle infiltrazioni mafiose, e' abbastanza normale pensare che i mafiosi non siano distratti rispetto al fiume di soldi che deve arrivare. Quindi staremo molto attenti nel controllare chi verra', e non parlo soltanto della certificazione antimafia, ma anche di chi c'e' dietro alle ditte''.
''Tutto questo - aggiunge - non solo perche' non dobbiamo dare soldi alla mafia, ma perche' con quei soldi la mafia ricostruira' peggio di prima''. Anche il sindaco dell'Aquila e' dell'avviso che la citta' non sia del tutto immune da rischi. La regione e' un'area fondamentalmente ''sana'' rispetto alle infiltrazioni della criminalita' organizzata, ''ma occorre vigilare perche' nei mesi scorsi qualche segnale c'e' stato'', dice, riferendosi a due episodi: il proiettile che gli venne recapitato a casa il 18 novembre scorso e quattro giorni prima il portone d'ingresso del palazzo municipale dato alle fiamme.
Il presidente della Regione Chiodi ripete pero' che ''l'Abruzzo e' l'Abruzzo'' e che non ci sono rischi concreti. Offre naturalmente ai pm piena collaborazione e afferma che ''se dagli atti dovessero emergere delle irregolarita' la Regione si costituira' parte civile. Spero solo - conclude - che nessuno si faccia lusingare da questo tam tam mediatico: credo che tutti dobbiamo fare il nostro dovere e lo dobbiamo fare al meglio. Io cerchero' di farlo con il massimo della dedizione, non lanciando mai proclami perche' tanto non servono a nulla''.
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