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L'AQUILA - L'allarme sull'infiltrazione della criminalita' organizzata nella ricostruzione in Abruzzo ''non e' una preoccupazione concreta'', dice il presidente della Regione, Gianni Chiodi. Parole che stridono con quanto affermato ieri dal procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso e, ierii, ribadito dal procuratore dell'Aquila, Alfredo Rossini: ''rispetto al fiume di soldi che arrivera' supponiamo che i mafiosi non saranno distratti''. Quella dei tentacoli della Piovra sul business della ricostruzione ''e una paura, un'ansia - dice il governatore - che deriva da quello che alcune volte e' accaduto nel nostro Paese. Pero' i tempi sono cambiati: questo e' l'Abruzzo e, soprattutto, non c'e' nemmeno un principio di indizio per dire queste cose''. ''Capisco pero' che fa leggere i giornali'', osserva il presidente della Regione, che si dice convinto che la magistratura ''fara' un buon lavoro'', anche se aggiunge di aver ''sempre apprezzato la magistratura che parla per atti, perche' di solito sono i politici a parlare per annunci, per progetti, per intenzioni''. Del pericolo di infiltrazioni mafiose, in effetti, sono piene le cronache. Ieri ne ha riparlato il procuratore Rossini, che ha avuto un colloquio telefonico su questi temi con Pietro Grasso. ''Noi non possiamo dire - afferma il pm - che abbiamo gia' trovato interessi mafiosi nella ricostruzione, perche' la ricostruzione ancora non e' partita. Abbiamo pero' supposto che siccome in Abruzzo, come abbiamo gia' dimostrato con l'inchiesta sul cosiddetto tesoro di Ciancimino, ci sono delle infiltrazioni mafiose, e' abbastanza normale pensare che i mafiosi non siano distratti rispetto al fiume di soldi che deve arrivare. Quindi staremo molto attenti nel controllare chi verra', e non parlo soltanto della certificazione antimafia, ma anche di chi c'e' dietro alle ditte''. ''Tutto questo - aggiunge - non solo perche' non dobbiamo dare soldi alla mafia, ma perche' con quei soldi la mafia ricostruira' peggio di prima''. Anche il sindaco dell'Aquila e' dell'avviso che la citta' non sia del tutto immune da rischi. La regione e' un'area fondamentalmente ''sana'' rispetto alle infiltrazioni della criminalita' organizzata, ''ma occorre vigilare perche' nei mesi scorsi qualche segnale c'e' stato'', dice, riferendosi a due episodi: il proiettile che gli venne recapitato a casa il 18 novembre scorso e quattro giorni prima il portone d'ingresso del palazzo municipale dato alle fiamme. Il presidente della Regione Chiodi ripete pero' che ''l'Abruzzo e' l'Abruzzo'' e che non ci sono rischi concreti. Offre naturalmente ai pm piena collaborazione e afferma che ''se dagli atti dovessero emergere delle irregolarita' la Regione si costituira' parte civile. Spero solo - conclude - che nessuno si faccia lusingare da questo tam tam mediatico: credo che tutti dobbiamo fare il nostro dovere e lo dobbiamo fare al meglio. Io cerchero' di farlo con il massimo della dedizione, non lanciando mai proclami perche' tanto non servono a nulla''. Condividi