L'AQUILA - Quando il procuratore dell'Aquila Adriano Rossini parla di ''testimoni che verranno sentiti nelle prossime ore'' e cita in particolare ''una ragazza'', ha in mente un volto, quello inquadrato dalle televisioni all'indomani del terremoto, e accuse precise: ''la casa dello studente doveva essere chiusa. L'avevo detto''.
La giovane che si annuncia come il teste-chiave dell'inchiesta avviata dalla procura dell'Aquila sui crolli del terremoto si chiama Carmela Tomassetti, ha 23 anni ed e' fuggita dalla casa dello studente una settimana prima della devastante scossa del 6 aprile. Non intende sottrarsi alle sue responsabilita' ed e' pronta a ripetere davanti ai magistrati che quel palazzo era inagibile e che nessuno ha voluto ascoltare l'allarme che lei stessa aveva lanciato.
''La casa dello studente doveva essere chiusa'', denuncia la giovane, parlando con l'ANSA. ''Lo ripetero' davanti ai magistrati che so per certo mi ascolteranno. Voglio giustizia per tutti gli amici che sono morti. Ho chiesto un sopralluogo il 30 marzo e mi hanno detto che era tutto a posto. Chi ha sbagliato deve pagare''. Con gli interrogatori dei testimoni, l'inchiesta della procura entra nel vivo. E' un'inchiesta, ha confermato oggi il procuratore Rossini, ''a 360 gradi'', riguardante cioe' non solo le presunte responsabilita' nei crolli degli edifici, ma anche l'eventuale sottovalutazione del rischio: l'importanza attribuita alla testimonianza di Carmela e' li' a dimostrarlo.
Polizia e carabinieri, con l'ausilio di un pool di tecnici, gia' da giorni sono alle prese con il prelievo di materiali: i resti dei palazzi crollati e le carte che ne ricostruiscono la ''vita'' (appalti, verifiche, collaudi) sommerse esse stesse dalle macerie e quindi difficili da ritrovare. La gente, quando li vede, chiede ''giustizia'' e offre collaborazione, anche se finora non sono state presentate denunce formali: ''non ne abbiamo ricevute - afferma il pm Rossini - ma tanto procediamo d'ufficio. Siamo arrabbiati: tutta quella gente poteva non essere morta''.
''Abbiamo un capannone intero pieno di reperti che sono stati sequestrati'', aggiunge il procuratore, che in mattinata ha fatto il punto con i suoi sostituti negli uffici che gli sono stati messi a disposizione nella scuola della Guardia di Finanza, la Cittadella delle Istituzioni (''l'inchiesta e' complessa e anche noi siamo sfollati, ma per il momento bastiamo'', assicura il pm). Rossini non dice se verranno sequestrate anche intere aree (''vedremo quello che servira'''), ma conferma che sono stati affidati gli incarichi ai periti e che, al momento, non ci sono iscritti nel registro degli indagati. Si indaga sempre per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, ma non e' escluso - viene sottolineato in ambienti vicini all'inchiesta - che l'ipotesi di reato possa prossimamente aggravarsi. Lo stesso procuratore parla di ''responsabilita' penali molto importanti''. E aggiunge: ''Come dice il presidente della Repubblica c'e' una responsabilita' diffusa: ma poiche' quando sono responsabili tutti non paga nessuno, noi cercheremo di individuare le singole colpe''.
Nel mirino degli inquirenti ''gli edifici in cui si sono avuti piu' morti e quelli pubblici'', a cominciare dall'ospedale. Oggi, un forte atto d'accusa arriva da Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila e pure medico. Il problema, dice, non e' l' agibilita' o l'accatastamento - ''che sono questioni burocratiche'' - ma ''come e' stato fatto. L'ospedale non sarebbe crollato se fosse stato fatto a regola d'arte. Andate a vedere come sono i pilastri''.
Come sono? ''Non c'e' la staffatura. Il ferro uscito fuori e' tutto storto. Datemi retta, l'agibilita' prima o poi si sarebbe ottenuta, ma l'ospedale sarebbe crollato lo stesso''. ''Quella struttura e' uno dei punti principali del nostro lavoro'', conferma il procuratore Rossini. ''C'e' gia' stata un'inchiesta parlamentare, di cui abbiamo acquisito i risultati. Ora andiamo avanti per conto nostro''. Responsabilita' dei vertici della Asl? ''Non posso certo dire ai giornalisti se ci sono responsabili, facendo nomi e cognomi, prima di iscriverli nel registro degli indagati'', taglia corto Rossini.
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