di Sandro Medici.

Dopo aver attraversato il deserto delle macerie unitarie, le sinistre ora si lanciano nella campagna elettorale. Ben distinte e separate, ma non così concorrenziali come si temeva. Le diverse prospettive su cui agiscono, chi per rinverdire il centrosinistra, chi per rigenerare l'alternativa, chiariscono i rispettivi orizzonti, aiutano a scegliere. E in primavera se ne valuteranno i rispettivi esiti.
Resta tuttavia una diffusa delusione, un sentimento frustrato e malinconico. Un pungente disappunto nel constatare come in Italia sembra impossibile essere normali. A differenza del resto d'Europa, dove si sviluppano movimenti e partiti capaci di costruire collettivamente sinistre nuove. Dalla Spagna alla Grecia, dalla Francia al Portogallo, passando per i laburisti inglesi e la stessa Linke tedesca.
Ed è un rammarico che s'insinua anche in chi ha deciso come schierarsi, cosa votare. A conferma che esiste e non si placa la generosa ansietà, l'insistente desiderio di quel mondo di mezzo che continuerà a costruire ponti e a demolire muri. Chi in quest'ultimo scorcio s'è sentito sconfitto per la mancata unità, continuerà a tessere e saldare. Certo un po' stordito e ammaccato, ma tuttavia non rassegnato.
Nel mio piccolo, anch'io cercherò di non disperdere legami e assonanze. Lo farò partecipando all'avventura di Potere al Popolo, con l'entusiasmo di contribuire a un progetto suggestivo e promettente, con la consapevolezza di percorrere una tappa di una strada molto più lunga.

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