Seppur non sono soliti ed inadatti ad esprimere con cortei e manifestazioni di piazza il giudizio negativo e la propria contrarietà alle politiche ed ai comportamenti dei governi, in quanto non strutture militanti ma fatte di padri e madri di famiglia, le associazioni ed il movimento politico di tutela dei consumatori, stanno dalla parte delle richieste di quei manifestanti che nei giorni scorsi hanno dimostrato, in coincidenza del summit G-20, la loro disperazione e la loro rabbia.
I manifestanti di Londra non sono e non possono essere trattati come una minoranza di facinorosi, che si può reprimere con provvedimenti polizieschi. Essi infatti sono la punta emergente di un grande disagio di massa, che coinvolge ormai, non solo le fasce più povere di tutti i paesi europei ed occidentali, ma anche i ceti medi e silenziosi di queste popolazioni, che vivono i disagi espressi dai manifestanti. Si sentono da essi capiti ed interpretati se non proprio rappresentati.
Questi manifestanti non sono l’espressione di un estremismo politico, quanto piuttosto piccole parti, forse anche le più sensibili, ma di una grandissima maggioranza che esprime bisogni primari ed incomprimibili che devono essere necessariamente soddisfatti per l’evoluzione del sistema economico di scambio.
I consumatori che anch’essi per altre vie pongono lo stesso grande problema dell’esigenza, ormai non più procrastinabile, per una evoluzione del sistema economico dominante in senso sociale e comunitario, più fondato sulla democrazia economica, la giustizia sociale e la solidarietà. Esprimono cioè l’esigenza di battere la forma finanziario-speculativo mondializzato del sistema capitalistico e la genia dei nuovi padroni occulti dei capitali e delle monete, stanno necessariamente dalla parte di questi manifestanti.
Il movimento politico dei consumatori giudica i provvedimenti presi nella sede G-20, dai Capi di Stato e di Governo, fortemente negativi. In quanto i finanziamenti, che si intendono mettere a disposizione, sono dati ai soliti speculatori finanziari e finalizzati più continuare a consentire il completamento della fase speculativa che la sua interruzione. Gli aiuti alla produzione, liberi e non finalizzati, serviranno per ristrutturare e de localizzare le produzioni, aggravando così la disoccupazione nelle aree ad alto costo della manodopera.
Vale a dire diminuire i consumi ed aumentare le spinte recessive e di impoverimento generale delle grandi masse. Mentre contro le speculazioni non ci sono norme ma solo buoni propositi per altro costituiti solo da invito all’autocensura.
Secondo i consumatori, se si vuole uscire da questa crisi sistemica, occorre mettere al centro dell’economia di scambio i consumi ed i bisogni delle grandi masse per la qualità della loro vita. Occorre istituire norme anti speculazioni nel sistema di scambio internazionale con più certe e più giuste valutazioni delle parità. Ristabilire il primato della democrazia politica sull’economia. Nell’immediato occorre che i governi rifunzionalizzano i loro investimenti pubblici per garantire una stabile capacità di spesa delle grandi masse, mediante una stabilità dei salari e dei loro redditi.
Occorre cioè investire le risorse pubbliche disponibili finanziando il lavoro, farlo pesare meno sul costo dell’unità di prodotto, impedendo con ciò la via della delocalizzazione produttiva nei paesi in via di sviluppo come ricatto per il ribasso dei salari, ed al contempo occorrono norme anti speculative nel sistema della distribuzione onde impedire manovre ingiustificati rincari dei prezzi insopportabili dagli attuali redditi.
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