di Roberto Bertoni.

Vanno bene i social, vanno bene le app, va bene tutto, ma Beppe Grillo, che pure deve buona parte della sua fama politica al fortunato blog gestito dalla Casaleggio Associati e recentemente tornato autonomo, ci ha insegnato nel 2013 che contano soprattutto le piazze, le strette di mano e i contatti con il Paese reale.
L'errore di Bersani, in quella campagna elettorale, fu proprio quello di dire poco o nulla, quasi nascondendo il programma elettorale e mantenendo un'eccessiva ambiguità circa le future alleanze, di fatto lasciando passare l'idea che un accordo con il soggetto tecnocratico di Monti fosse ineluttabile. Fu così che il M5S passò dal nulla al 25 per cento, portando in Parlamento una rappresentanza composta da oltre centocinquanta fra deputati e senatori, alcuni dei quali palesemente inadeguati, altri che invece hanno innervato un movimento singolare, costituendo anche un minimo di classe dirigente che starà ora al giovane Di Maio valorizzare.
Caro presidente Grasso, faccia dunque tesoro di quell'esperienza e di quegli errori. Posto che il Bersani del 2018 è un'altra persona rispetto all'ambiguo leader a fine corsa di cinque anni prima, spetta ora al presidente del Senato il difficile compito di proporre una lista di candidati che parlino al cuore, alla carne, al sangue e alla disperazione del Paese reale.
Caro presidente Grasso, se ne infischi pertanto di luoghi comuni e formule magiche: i giovani, le donne, le quote e altre fesserie che non hanno mai funzionato e hanno avuto al contrario, come unica conseguenza, lo svilimento della rappresentanza parlamentare. Basti pensare che nel 2013 il PD prese assai meno voti di quanto ci si aspettasse mentre Berlusconi, con la sua pattuglia di geronti di palazzo, colse un risultato insperato. Aggiungo che questo gruppo di giovanotti non solo ha clamorosamente fallito, per incompetenza, arroganza e mancanza di umiltà nello studio e nella comprensione dei fenomeni globali verificatisi nel frattempo, ma ha anche sortito l'effetto, che sarebbe divertente se non ci fosse di mezzo la salute di un'Italia ridotta allo stremo, di far tornare in auge i suddetti geronti, con cinque anni in più sulle spalle ma ancora pronti a candidarsi, farsi eleggere e, a quanto pare, addirittura tornare a governare.
Eviti di inseguire le sparate altrui, chiarisca meglio la proposta sulle tasse universitarie, dica chiaramente che Liberi e Uguali non ne propone l'abolizione totale ma semmai una franchigia e una progressiva riduzione, con annesso finanziamento di borse di studio adeguate per i capaci e meritevoli che non possono permettersi il costo dei libri o di un appartamento in città come Roma e Milano, dichiari guerra ad aberrazioni come il numero chiuso, i test d'ingresso, le crocette, la cultura a quiz e i test di valutazione dell'INVALSI, proponga che il suddetto INVALSI si trasformi in un vero istituto di ricerca con l'esplicito compito di aggiornare e perfezionare i programmi scolastici, affronti la necessaria revisione del ruolo dell'ANVUR, proponga un sistema di esami propedeutici e imprescindibili per facoltà delicate come Architettura, Ingegneria e Medicina, ponga al centro del proprio programma l'attuazione completa della Costituzione, a cominciare dall'articolo 3 e senza dimenticarsi dell'articolo 21, ossia di uno dei pilastri più importanti e disattesi, prenda le distanze da precariato ed esclusione sociale, proponga con forza lo smantellamento del Jobs Act e della riforma Fornero, metta lo Ius soli al primo punto delle proprie realizzazioni e, per quanto riguarda l'alternanza scuola-lavoro, spieghi con la dovuta chiarezza che un conto è il lavoro, un conto è lo sfruttamento e che le due cose sono radicalmente in antitesi. Alcune di queste cose Grasso le ha già dette e gliene va dato pieno merito: le altre dovrà dirle attraverso candidature che parlino esplicitamente di questi temi, che abbiano biografie chiare e riconoscibili, che abbiano la credibilità e l'autorevolezza necessarie per portare avanti questi temi e che riescano a ricreare una connessione sentimentale non solo con le giovani generazioni ma con la nostra gente nel suo insieme, la quale non ci vota e non ci crede più in quanto l'abbiamo troppe volte delusa e tradita.
E anche sull'Europa mi si lasci dire che non basta asserire che serve più Europa: bisogna anche indicare quale Europa si vuole. Io voglio quella di Spinelli, quella di Ventotene, un'Europa solidale e contraria a tutti i muri e le barriere, un'Europa che affronti il tema di una vera cittadinanza continentale, un'Europa che ponga al centro il metodo comunitario e non più quello inter-governativo, un'Europa che sanzioni e metta al bando quei paesi in cui sono evidenti i rigurgiti di fascismo, un'Europa che accolga, integri e consideri il fenomeno migratorio una risorsa e non un problema da risolvere a colpi di accordi disumani e moralmente insostenibili.
Per quanto mi riguarda, questo è il minimo sindacale e nelle liste di Liberi e Uguali vorrei vedere candidati di questo livello, senza perdere tempo dietro a stupidaggini come il numero delle legislature e simili.

Condividi