di Alfonso Gianni

Un messaggio brevissimo, dieci minuti, da parte del Presidente della Repubblica, recitato con un'espressività facciale alla Harrison Ford, coerente con uno scialbo contenuto, fatto del solito retorico bagaglio della messaggistica presidenziale (gli auguri al Papa, il saluto alle forze armate, a quelle dell'ordine, ai cittadini all'estero ecc. Gli echi del mondo, delle guerre, citate di sfuggita, della crisi economica sono parsi flebili, quasi afoni. Naturalmente è partito dal 70° della firma della Costituzione, ma si è ben guardato dal dire che essa continua ad esistere grazie al voto del referendum del 4 dicembre. Ha parlato del lavoro, ma ne ha dato una dimensione familistica, - in ogni famiglia ce ne deve essere, ha detto, parola più parola meno - quasi che esso non fosse un diritto dei singoli, e dei giovani in particolare. Si è poi raccomandato che le forze politiche nelle prossime elezioni presentino programmi concreti e chiari. Il che è come sfondare il muto dell'ovvio. Poco ci aspettavamo da questo suo messaggio, signor Presidente, e pochissimo abbiamo avuto. Tutto secondo copione.

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