TESTI C.V..jpg
GUBBIO - Sarà inaugurata domani, sabato 11 aprile alle ore 11, presso Palazzo Ducale, la mostra “Futurismo e altro nell’arte di Carlo Vittorio Testi 1902-2005”, a cura di Enrico Battistoni. L’esposizione, patrocinata dal Comune di Gubbio e dal Ministero per i beni le attività culturali, rimarrà aperta fino a lunedì 11 maggio tutti i giorni dalle 10 alle 18. Nato nel 1902 in provincia di Trento, Testi rivela spiccate doti artistiche già alle scuole elementari. L’artista ha cavalcato il secolo appena concluso passando attraverso gli ideali e le tragedie della prima guerra mondiale, l'impresa Dannunziana di Fiume, il Fascismo e Mussolini, il secondo conflitto mondiale, la ricostruzione dell'Italia democratica, senza mai abbandonare la sua arte che ha saputo fermare in immagini i momenti più vivi di questo novecento. Si forma inizialmente presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove, nel campo delle arti grafiche (cartellonistica, grafica, arti applicate e architettura), grazie all'opera di Alfonso Rubbiani, prendono vita le prime precoci manifestazioni moderniste. Attraverso la lezione di Achille Casanova e la Teoria della "Decorazione Totale", si pone sempre più vicino al pensiero di William Morris (Arts and Crafts) che vede l'artista - artigiano, in grado di progettare e realizzare opere e oggetti di materie diverse in uno stile coerente e che trae ispirazione dal mondo della natura e dai modelli del passato. Viene altresì ispirato dal Collamarini, progettista ed esecutore di vetrate, altari, cancelli e arredi, ad usare materiali e tecniche assai differenti. Le Prime esperienze iniziano alla fine del primo conflitto mondiale, attraverso la produzione di oggetti d'arredo, grafica pubblicitaria e ritrattistica. La sua formazione si radica nella cultura modernista dell'Art Nouveau e a Parigi dove visse tra il 1929 e il 1930, dove entra in contatto in rapida successione con il Post-Impressionismo, il Simbolismo, il Cubismo, il Costruttivismo, il Purismo, il Surrealismo, il vorticismo, senza mai smettere tuttavia l'esercizio di copiatura del vero, nè il disegno convenzionale della figura umana in particolare del femminile. Nella sua arte si fa sempre più evidente il bisogno di un rigore formale come espressione di una necessità di chiarezza interiore, così come il continuo riferimento al Rinascimento Italiano. L'adesione giovanile alle idee mussoliniane lo portò a Roma, nell'orbita del regime (si vedano le sezioni: manifesti, grafica 1922-45, copertine) dove s'occupò di architettura arredamento e opere per il Ministero Degli Italiani All'estero e della Propaganda Per Il Fascismo. L'orrore della seconda guerra mondiale spezzò le certezze di Carlo Vittorio Testi sul Fascismo e lo costrinse ad una ricostruzione interiore di artista e di uomo. Come artista ha continuato a guardarsi dentro e a confrontarsi con la natura coniugando antico e moderno. Condividi