Ipotizza che con la forte scossa di ieri sera alle 21.40 possa essersi conclusa la fase più intensa del terremoto abruzzese padre Martino Siciliani, direttore dell'osservatorio sismologico Andrea Bina di Perugia.
Grazie alle stazioni della rete presente in Umbria, messe a disposizione dalle Regione, ed a quelle dell'Istituto nazionale di geofisica il religioso sta seguendo l'evoluzione delle scosse nella zona di L'Aquila. Padre Siciliani ha quindi spiegato di ritenere che si sia ''ormai attivata'' tutta la sezione della faglia dalla quale hanno avuto origine.
''E' ipotizzabile - ha detto oggi - che l'attività sismica prosegua per tre o quattro mesi con terremoti forse consistenti, ma non disastrosi. Cioè di intensita' non superiore ai 4.2-4.3 gradi della scala Richter''.
Secondo il direttore dell'osservatorio perugino, la faglia principale è inoltre intercettata da un'altra definita ''di svincolo'', quella Rieti-Cagli, e questo a suo avviso rende improbabile lo spostamento dell'epicentro in altri territori. Padre Siciliani si occupa di terremoti dal 1971 ed ha seguito l'evoluzione del sisma che interessò Umbria e Marche definita però ''diversa'' da quella dell'Aquila.
In base ai dati affluiti all'Osservatorio Bina, padre Siciliani ritiene che il terremoto abruzzese ha avuto origine da un segmento di faglia di una decina di chilometri tra la zona dell'Aquila e quella del lago di Campotosto dove sono stati individuati gli ultimi eventi.
''L'ipocentro - ha spiegato - si è spostato tra queste due 'isole' mentre nel sisma umbro partì dalla zona di Massa Martana per poi spostarsi verso Sellano e quindi su Colfiorito dove vennero registrate le scosse più forti''. Il religioso ha quindi evidenziato che i terremoti degli ultimi giorni vengono avvertiti distintamente anche dalla popolazione presente in Umbria. ''Per nessuno di questi eventi - ha sostenuto - è stato però individuato l'epicentro nella nostra regione. Nessuno quindi - ha concluso padre Siciliani - ha avuto origine all'interno dei confini umbri''.
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