TERNI  – Al termine della mattinata il consiglio comunale ha approvato la delibera di giunta sull'alienazione di Farmacia Terni Srl con l'emendamento della giunta stessa deliberato lo scorso 2 novembre, con un ulteriore emendamento presentato stamattina da Orsini. L'atto è passato con 28 votanti, 19 favorevoli, 9 contrari. Approvato anche l'atto d'indirizzo proposto da Narciso con 18 voti a favore, un astenuto e 9 voti contrari.

Di Girolamo: "Sulle farmacie scelta via più trasparente"

“Si tratta di un atto importante che sta dentro un percorso di progressiva riduzione delle partecipate al quale c’invita le nuova normativa, utile per il Paese, per le istituzioni e per i cittadini”. Un percorso che porterà il Comune a mantenere la partecipazione solo nelle due società ritenute maggiormente strategiche, ovvero Asm e Terni Reti.
Lo aveva detto in apertura di seduta il sindaco Leopoldo Di Girolamo, presentando gli atti sulla vendita di quote di Farmacia Terni srl sulla base della delibera di giunta del 17 agosto scorso e del successivo emendamento di giunta del 2 novembre.  

“Rispetto alle possibilità previste – aveva aggiunto il sindaco -  abbiamo scelto la via che abbiamo ritenuta più giusta e trasparente, ovvero indire una gara pubblica per la ricerca di un socio con la gara a doppio oggetto. Il socio dovrà dunque avere una partecipazione finanziaria, ma dovrà anche gestire la società, così da portare capitali, renderla più efficiente e competitiva”.

Ed ancora: “La gara si articolerà in due fasi con un sistema di procedura selettiva che inizierà con una prima manifestazione d’interesse: un percorso che darà risultati migliori rispetto alla semplice emanazione del capitolato e della procedura in un’unica fase”.

Sulla valutazione di Farmacia Terni, aveva ricordato il sindaco, i professionisti scelti tramite gara pubblica hanno effettuato una perizia giurata che rispetto al valore inizialmente attribuito, fornisce risultati leggermente migliori, tra un minimo di 9 milioni e un massimo di oltre 10.
La gara prevede un contratto di servizio di 25 anni, ma la titolarità del servizio resterà in capo al Comune che al termine dei 25 anni del contratto riacquisirà Farmacia Terni. Sarà alienato prima un 70% delle quote, poi un ulteriore 20%.

“Ci saranno patti parasociali aveva spiegato il sindaco -  che tuteleranno i dipendenti e la qualità del servizio. Nella gara inoltre saranno individuati specifici requisiti di partecipazione e valutati i piani industriali, ma anche le carte dei servizi”. Saranno valutate soprattutto le caratteristiche tecniche e la qualità delle offerte. “L’intento non è dunque di fare cassa, ma di continuare a garantire un buon servizio”.
Di Girolamo aveva inoltre sottolineato come Farmacia Terni abbia già “compiuto un percorso importante di risanamento con bilanci in attivo, seppur leggero”.

“D’altra parte – aveva anche detto - il quadro nel quale si colloca l’attuale decisione è complesso: la situazione della vendita dei farmaci non è più rosea e il mercato è stato compresso”.

Di Girolamo aveva infine parlato di “alienazione di un bene che riteniamo non essenziale per il settore pubblico, anche perché a monte si tratta di un settore di mercato regolato. Inoltre la forma pubblico-privato consentirà di lasciare al Comune un controllo sia rispetto al servizio che sul personale”.

Il dibattito in consiglio comunale. L’opposizione: “E’ solo un tentativo di fare cassa e pagare i debiti”

Nella discussione che ha preceduto il voto di stamattina in consiglio comunale sulla delibera riguardante Farmacia Terni, sono intervenuti gruppi di maggioranza e di opposizione. “Non intendiamo entrare nel merito della vendita – ha detto Marco Cecconi (FdI) – perché non siamo contrari all’alienazione di asset che non si configurano strategici per l’amministrazione”. “Intendiamo parlare del perché, come e quando vi accingete alla vendita, soprattutto alla luce della proposta di delibera di giunta con richiesta di approvazione da parte del consiglio”. “I motivi veri della vendita sono i debiti dell’amministrazione”. “La vendita permetterà un immediato vantaggio economico senza oneri a carico della collettività, dite voi”. “In realtà –  ha puntualizzato Cecconi -  state chiedendo il ricorso al fondo di rotazione con aumento della tassazione, tagli dei servizi, blocco della pianta organica dei dipendenti comunali: quindi questa soluzione carica i cittadini di oneri e non serve allo sviluppo della città”. “Se questa città si trova in una situazione drammatica – ha detto Enrico Melasecche (IlT) si devono prendere la responsabilità coloro che hanno governato a partire dalla giunta Raffaelli”. “Questa vendita di Farmacia Terni serve solo per pagare i debiti che il Comune ha fatto e l’unica ragione della manovra di riequilibrio nel suo complesso è la volontà estrema di tentare di rimanere attaccati alle poltrone da parte dell’attuale amministrazione”.
“Abbiamo proposto anni fa una razionalizzazione delle aziende partecipate del Comune – ha detto nel suo intervento Valdimiro Orsini (Pd) – e al di là del momento contingente, ritengo che non abbia senso che un ente pubblico gestisca delle farmacie. Quindi la gestione non rientra più tra le funzioni essenziali e sociali delle attività comunali”. “La nostra è dunque una scelta trasparente, con un bando pubblico aperto che dà garanzie rispetto all’affidabilità dei soggetti che andranno a gestire le farmacie e con una clausola nel bando dove si dice che l’amministrazione può interrompere le procedure di vendita in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione. C’è pure una garanzia anche per il personale e il Comune rimane dentro con un 10 per cento“.
“Fino al 2015 l’amministrazione diceva che non avrebbe mai toccato le farmacie”, ha detto Federico Pasculli (M5S. “L’atto di oggi dimostra invece  la necessità estrema di liquidare”. “Ci chiediamo anche come facesse Farmacia Terni ad essere in perdita: sarebbe bastato ricontrattualizzare gli affitti”. “Oggi non è chiaro neanche che fine facciano i dipendenti, per questo contestiamo la poca trasparenza e la difformità rispetto alle priorità di inizio legislatura”.
Franco Todini (IC) ha detto che “ci sono due modi per vendere, uno è per fare investimenti seguendo regole del mercato, l’altro è quello di vendere per necessità e quindi si è costretti a subire gli andamenti di mercato non favorevoli”. “Non sono d’accordo sull’atto perché non chiarisce – ha aggiunto - ed è un affidamento di gestione e non una vendita che mi avrebbe visto più favorevole.
“Si tratta di una scelta di cui si discute da anni – ha detto Faliero Chiappini (Ca) e che ha trovato l’epilogo in questa situazione di necessità”. “La scelta di oggi rappresenta una assunzione di responsabilità, il mantenimento della quota pubblica ci dà comunque un quid di forza per far rispettare punti importanti anche per i patti parasociali; per questo una governance pubblica deve essere mantenuta”.
“Oggi è giunto finalmente a compimento un percorso che si è sviluppato negli anni da parte del centrosinistra – ha dettop il presidente del gruppo del Partito Democratico Francesco Filipponi – e che oggi permette di dare prospettive sia alla società che all’Ente, per un ruolo nuovo e diverso in una realtà competitiva come l’attuale”.
“In situazioni normali non avremmo sostenuto una soluzione di questo tipo – ha detto Silvano Ricci, sottolineando di parlare a nome del Partito Socialista  - ma le condizioni in cui ci troviamo oggi lasciano poco spazio alla manovra quindi voterò favorevolmente per questo atto. L’incertezza del percorso che deve affrontare l’Ente non fa che aggravare la difficile situazione economica che la città è chiamata ad affrontare: la vendita delle farmacie è una scelta non rinviabile ed è finalizzata alla messa in ordine dei conti del Comune”.
“Voteremo contro perché un’azienda pubblica non si vende per coprire i debiti – ha detto Stefano Fatale (FI) ma quando ci sono condizioni di mercato favorevoli”.

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