Dal nostro inviato a L'Aquila Nicola Bossi
Tra il calvario delle oltre 200 bare spicca con tragica forza quella di un giovane campione dello sport dell'Aquila: ovvero il rugbista Lorenzo Sebastiani, classe 1988 e giovane promessa non solo del rugby abruzzese ma della Nazionale. Sul suo feretro ci sono tutte le maglie con cui ha militato in questi anni. Dalla squadra locale dell'Aquila fino alla maglia azzurra con tanto di scudetto. Affianco al feretro il fratello, la mamma e tantissimi giocatori venuti da tutto il Paese per dargli l'estremo saluto. Lorenzo fa parte di quelle vittime della prima scossa del 6 aprile che ha distrutto il centro storico del capoluogo abruzzese.
Non si piange soltanto sulle poche ma terrificanti bare bianche. C'è anche lo strazio di figli e nipoti che non si danno pace per la morte di un nonno o di una zia che vivevano da soli. "La colpa è nostra, scusaci nonna - urla una ragazza di poco più di 20 anni - ti dovevamo portare via da quella casa maledetta dopo la prima scossa". Si danno la colpa, ma lo sanno tutti che questi familiari non hanno nessun collegamento con quelle morti. Anche perché, come spiegano tutti in città, moltissimi anziani si sono rifiutati di lasciare la casa dopo la prima scossa - rilevata intorno all'una - che aveva dato l'allarme di quello che poteva accadere. Sono morti nel sonno parecchi anziani - come spiegava i giorni scorsi la Croce Rossa - senza nemmeno accorgersi del trapasso.
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