di Nicola Bossi Non lo sanno. Ma stanno andando incontro a mesi di incognita, di tende e di povertà. I tanti abitanti di l'Aquila e dei comuni colpiti dal terremoto rischiano pesantemente in fatto di traballante organizzazione. Le tende, da oggi, sono arrivate da per tutto. Il cibo anche. Ma il metodo è fuori dal tempo. I soldi messi da Berlusconi per l'emergenza sono solo un decimo di quelli stanziati per l'Umbria che non aveva vissuto una tragedia così. Tra poco saranno finiti. Si parla di fondi europei. Si, ma quali? S', ma quando? A L'Aquila non c'è un'amministrazione. C'è solo una centrale operativa fatta da tanti uomini non del posto che sono rinchiusi in una caserma quasi inaccessibile. Con chi possano interagire i cittadini? Non ci sono auto che passano i parcheggi della città - gli unici vissuti da migliaia di persone che dormono in macchina - per dire dove devono andare a mangiare, a lavarsi oppure a quale struttura ci si deve rivolgere per tutto. Il cibo c'è, l'acqua pure: questo sembra solo quello che conti. Chi ha una tenda se la tenga stretta perchè l'Aquila non è Teramo: nel senso che non ha previsto le aree urbanizzate per campi di emergenza come il sisma. L'Aquila era convinta che avrebbe sconfitto come sempre il terremoto. Ma stavolta non è andata così. Condividi